Occhio di pavone dell’olivo, buoni risultati da Bacillus subtilis

Il cicloconio o occhio di pavone dell’olivo, Fusicladium oleagineum (Cast.) Ritschel e Brawn (= Spilocea oleaginea), va considerato come la più diffusa e conosciuta malattia dell’olivo, anche se altre patologie come la cercosporiosi (Pseudocercospora cladosporioides) e, in alcune aree olivicole, la lebbra (Colletotrichum spp.) evidenziano una crescente diffusione e in molti casi richiedono la necessità di eseguire specifici controlli.

La difesa

La protezione dell’oliveto da questa malattia è impostata con l’impiego, in primavera e in autunno, di composti rameici e successivamente anche di dodina, specialmente nei casi in cui non si ritiene necessario provocare una forte filloptosi nel periodo vegetativo e in annate con una carica produttiva interessante.

È noto, infatti, lo «shock da rame», per la fitotossicità provocata dai composti rameici sulle foglie infette da F. oleagineum e, se provocata prima della ripresa vegetativa consente un risanamento temporaneo dall’infezione, in quanto i conidi presenti sulle foglie e caduti al suolo non sono in grado di determinare ulteriori infezioni ma perdono la loro vitalità.

Fondamentale importanza assume la protezione dell’oliveto nel periodo autunnale, al riscontro dei primi sintomi che evidenziano la fuoriuscita delle macchie con presenza di conidi.

Il metodo della diagnosi precoce di «Loprieno e Tenerini» consente anticipatamente, durante la fase di incubazione del fungo, di conoscere la gravità delle infezioni verificatesi in primavera, per organizzare un più puntuale monitoraggio sull’evasione dei conidi e una razionale organizzazione nei trattamenti fitosanitari.

Negli ultimi anni, a seguito della progressiva riduzione delle quantità di rame imposto dalla Commissione europea, si è registrato un rinnovato interesse da parte delle società agrochimiche nel ricercare nuove soluzioni terapeutiche che potessero assicurare il contenimento di questa malattia. Negli ultimi anni sono state anche sperimentate e registrate sostanze appartenenti alle strobilurine e triazoli che per le caratteristiche citotropiche e sistemiche riescono a prevenire le infezioni, specialmente nelle prime fasi di infezione del fungo.

La ricerca non si è, però, limitata a scoprire solo sostanze chimiche ma anche quelle microbiologiche, come il Bacillus subtilis.

Prove condotte con Bacillus subtilis

In provincia di Bari su cultivar Coratina di 30 anni, nel 2020 e nel 2021, è stata condotta una sperimentazione per verificare l’efficacia del Bacillus subtilis come ceppo QST713 nei confronti di F. oleagineum in strategia con prodotti rameici. In particolare, nella fase di inizio vegetazione sono stati impiegati composti a base di rame per consentire una cascola delle foglie infette e risanare temporaneamente le piante. Successivamente in pre-fioritura, quando la nuova vegetazione ha già formato i primi 4 nodi fogliari, e nel periodo autunnale, alla verifica delle prime piogge, è stato utilizzato il B. subtilis ceppo QST713.

Il confronto delle diverse tesi in cui è stato utilizzato B. subtilis ceppo QST713 è stato fatto con una tesi standard, in uso negli areali pugliesi e cioè impiego di rame nel periodo primaverile e autunnale.

In due anni di sperimentazione Bacillus subtilis ceppo QST713 ha espresso validi risultati sia in condizioni di media sia di forte pressione della malattia, garantendo un buon contenimento di F. oleagineum.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 14/2022
Occhio di pavone dell’olivo, buoni risultati da Bacillus subtilis
di V. Lasorella, N. Antonino, O. Grande, A. Guario
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