Come gestire le infestanti resistenti del mais

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Nei territori maidicoli italiani non si segnalano particolari problematiche di popolazioni infestanti resistenti del mais, sia per la competitività e la taglia di questa coltura, sia per l’ampia disponibilità di erbicidi caratterizzati da differenziati meccanismi d’azione in pre-emergenza, oltre che in post-emergenza.

A livello locale si possono trovare però popolazioni ALS-resistenti di amarantacee (aree in rotazione con soia), in cui spesso risulta difficile il riconoscimento della specie per la possibile ibridazione. Inoltre, nelle aree risicole e nei terreni torbosi dove non si può ricorrere con successo agli erbicidi residuali ad azione graminicida si possono trovare popolazioni resistenti di Echinochloa crus-galli. In tutta l’area padana crescenti sono anche le preoccupazioni relative alla diffusione di Sorghum halepense, divenuto meno sensibile agli erbicidi e talvolta resistente. Nelle semine anticipate e con letti di semina non ben gestiti si possono trovare popolazioni resistenti di specie a ciclo autunno-primaverile, come le graminacee Lolium spp., Alopecurus myosuroides e la più rustica e invadente Avena sterilis, nonché Papaver rhoeas e Sinapis arvensis tra le dicotiledoni.

Per una migliore gestione delle infestanti resistenti del mais è necessario ricorrere a una più attiva lotta nell’ambito della rotazione, eseguendo energiche lavorazioni principali per evitare lo sviluppo e la disseminazione nei periodi intercolturali, ma anche un’ottimale gestione dei letti di semina che contemplino la pratica della falsa semina. Sulla coltura invece, a integrazione di tutte le pratiche di lotta, è necessario valorizzare il ruolo delle sarchia-rincalzature, oltre che degli interventi preventivi.

Sotto il punto di vista erbicida, le più complesse miscele a base di terbutilazina permettono di gestire le popolazioni di Amaranthus spp. resistenti a solfoniluree e imidazolinoni selezionate in particolare nelle coltivazioni di soia.  Per i giavoni è necessario utilizzare le dosi più elevate dei componenti a base dei graminicidi residuali (S-metolaclor, dimetenamide-p, petoxamide, flufenacet). Maggiori problematiche permangono nei terreni organici, dove la lotta alle infestanti è basata quasi esclusivamente sulle applicazioni di post-emergenza, in cui l’integrazione dei mezzi di lotta assume maggior valore. Impegnativa può risultare la gestione delle popolazioni resistenti di Sorghum halepense, per le quali, oltre a impostare una strategia integrata, è determinante non sottovalutare il contenimento delle plantule nate da seme, che sottoposte alla pressione di selezione erbicida (solfoniluree), possono evidenziare in tempi brevi le popolazioni resistenti. Per questo è necessario impostare la lotta con erbicidi residuali caratterizzati da azione graminicida (S-metolaclor, dimetenamide-p, petoxamide, flufenacet), ma soprattutto con la miscela di tiencarbazone + isossaflutolo, utile anche per condizionare le piante nate da rizoma.

Per la gestione delle popolazioni resistenti di malerbe a ciclo autunno-primaverile selezionate nei cereali a paglia (in particolare con i graminicidi specifici fogliari per Lolium, Alopecurus e Avena, nonché con le solfoniluree per le popolazioni ALS-resistenti di Papaver e Sinapis), oltre che a migliorare la gestione agronomica, è necessario differenziare i meccanismi d’azione mediante l’impiego delle più complesse miscele preventive a base di graminicida + trichetone + terbutilazina o altro erbicida a prevalente azione dicotiledonicida.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 7/2019
Diserbo preventivo fondamentale su mais
di M. Fabbri, G. Campagna
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