Il glifosate «non preoccupa» l’Efsa

L’impatto su salute e ambiente dell’erbicida glifosate in generale non desta «preoccupazioni critiche». Ma esistono alcune lacune nei dati e usi che presentano maggiori rischi di altri dal punto di vista ecotossicologico e queste dovranno essere valutati da UE e Stati membri quando esamineranno la domanda di rinnovo della licenza della sostanza.
L’attuale autorizzazione scade alla fine di quest’anno.

Sono le conclusioni della valutazione condotta dell’Autorità europea per la sicurezza degli alimenti sulla molecola ampiamente usata in agricoltura che dal 2015 è al centro di un’accesa controversia.

Nella sua valutazione Efsa mette in evidenza alcune lacune nei dati su aree specifiche e il fatto che alcuni usi (12 su 23) presentano maggiori rischi per i mammiferi di altri dal punto di vista ecotossicologico. Ma per avere i dettagli si dovrà attendere la pubblicazione definitiva delle conclusioni attesa per fine luglio.

A causa delle lacune, non è stato possibile trarre conclusioni sulla presenza di una impurità nel glifosate, sul rischio alimentare circa i residui su alcune colture in rotazione (lattuga, carote e grano) e sul rischio per le piante acquatiche.

Riguardo al rischio per i consumatori, tuttavia, per Efsa non dovrebbe esserci un superamento dei livelli di sicurezza tossicologica.

Sulla biodiversità, gli esperti hanno rilevano la mancanza di metodologie armonizzate e obiettivi di protezione specifici concordati. Nel complesso, quindi, le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto.

Il parere di Efsa arriva dopo il pronunciamento della Agenzia europea delle sostanze chimiche che ha escluso rischi di cancerogenicità del glifosate. Il dossier finale dell’agenzia sarà di 180.000 pagine con 2.400 studi esaminati e 400 contributi dalla consultazione pubblica, ha richiesto un supplemento di esame e quasi tre anni di lavoro, con un prolungamento dei tempi della pubblicazione.