I limiti massimi di residuo tracciano il corretto uso degli agrofarmaci

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Prima dell’immissione in commercio un prodotto fitosanitario deve soddisfare una molteplicità di requisiti stabiliti e valutati sulla base dell’uso corretto in campo. L’agrofarmaco essere sufficientemente efficace, non avere alcun effetto avverso, immediato o ritardato sulla salute umana o animale e non avere alcun effetto inaccettabile sull’ambiente.

Cosa sono gli LMR

Il prodotto fitosanitario deve essere innanzitutto efficace e sulla base di studi controllati si identificano le condizioni d’uso che lo rendono efficace. In rapporto a queste condizioni si identificano, quindi, i livelli di residuo che ne derivano e si stabilisce il Limite massimo di residuo (LMR). Il LMR è, infatti, il livello più elevato di residuo di sostanza attiva di un prodotto fitosanitario legalmente tollerato in o su alimenti o mangimi quando i prodotti fitosanitari sono applicati correttamente secondo la buona pratica agricola.

I limiti massimi di residuo esistono per tutte le derrate alimentari o mangimi per le quali lo specifico prodotto è autorizzato. Da questa definizione si capisce chiaramente che non è un limite sanitario e che non è stabilito per proteggere la salute. Si tratta invece di un parametro agronomico che traccia il corretto uso del prodotto fitosanitario: la misura dei residui negli alimenti e il loro confronto con i limiti massimi di residuo servono per capire se il prodotto fitosanitario è stato usato correttamente, ma il loro superamento nul¬la ci dice sui possibili effetti sulla salute.

I limiti tossicologici per la protezione della salute

Come detto, però, il prodotto fitosanitario per poter essere autorizzato non deve causare effetti avversi sull’uomo e sull’ambiente. Per questo motivo, si stabiliscono i limiti di esposizione per l’uomo e per l’ambiente. Per l’uomo, in particolare, si definiscono:

  • la Dose giornaliera accettabile (DGA, o Acceptable Daily Intake, ADI), ovvero la massima quantità di sostanza espressa in mg/kg di peso corporeo, alla quale un individuo può essere esposto, in media, giornalmente nell’arco di tutta la vita senza rischio per la salute;
  • la Dose acuta di riferimento (DAR, o Acute Reference Dose, ARfD), quantità di sostanza espressa in mg/kg di peso corporeo che può essere ingerita in un periodo di 24 ore, o minore, senza rischio per la salute;
  • per l’agricoltore il livello accettabile di esposizione (Acceptable Operator Expo¬sure Leoel, AOEL), massima quantità di sostanza espressa in mg/kg di peso corporeo cui l’operatore può essere esposto senza alcun effetto avverso per la salute.

Questi limiti sono derivati da dati sperimentali con un approccio molto precauzionale, tanto che per la legislazione europea questi devono essere fissati, in generale, a livelli almeno 100 volte inferiori alla dose che non causa effetti avversi (No Ob¬served Adverse Effect Level, NOAEL) nell’animale da esperimento.

Compatibillità di LMR e limiti per la salute

Il passo successivo è quello di verificare se l’uso secondo le buone pratiche agricole e i livelli di residuo che ne risultano sono compatibili con la salute umana, condizione necessaria per l’autorizzazione all’uso del prodotto. Per fare questo si procede alla stima dell’assunzione attraverso la dieta tenendo conto dei livelli residui in ogni derrata alimentare.
I dati sulla dieta derivano da questionari con i quali si raccolgono informazioni sulla abitudini alimentari della popolazione, suddivisa anche per fasce d’età. L’assunzione di residui così stimata, ed espressa in mg/kg di peso corporeo, è confrontata con i limiti di assunzione da parte del consumatore, ovvero la dose giornaliera accettabile per assunzioni ripetute e la dose acuta di riferimento per assunzioni nel corso di una giornata. Solo se queste stime di assunzione sono inferiori a queste dosi il composto è autorizzato all’uso. È evidente, quindi, che il superamento dei limiti massimi di residuo non ha significato diagnostico di malattia o indicatore di rischio per la salute.

Ne consegue che quando produttori o venditori di alimenti proclamano di mantenere i livelli di residui non superiori a una frazione (ad esempio, 50%, 30%) del limite massimo di residuo, non offrono alcuna addizionale garanzia per la salute del consumatore, che è già ampiamente garantita dai limiti stabiliti per legge. Così come non è corretto definire non sicuri quei prodotti che contengono residui di poco al di sopra dei limiti massimi di residuo.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 15/2023
«LMR» serve a tracciare il corretto uso di fitosanitari
di A. Moretto
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