Grano duro: rese alte ma qualità bassa

Da una settimana circa sono iniziate le operazioni di raccolto 2025 del grano duro nelle aree tradizionalmente più precoci, con produzioni che, seppur a macchia di leopardo, sembrano mediamente superiori rispetto allo scorso anno e probabilmente anche rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
D’altronde, l’andamento meteo della primavera è stato favorevole in quasi tutte le aree di coltivazione, con precipitazioni regolari e temperature ottimali.
Anche se non disponiamo ancora di dati certi, è molto probabile che la produzione nazionale sfiorerà 4 milioni di t, risultato dovuto principalmente alle rese medie elevate nelle aree più tradizionali di coltivazione del Centro- Sud.
Contribuisce a questo ottimo risultato in termini di produzione l’incremento delle superfici seminate lo scorso autunno-inverno, che l’Istat stimava, nella sua indagine sulle intenzioni di semina 2024, nel 9,5% rispetto all’anno precedente.
A farne le spese sarà probabilmente la qualità, non tanto per quanto riguarda il peso e la sanità della granella, quanto per il contenuto proteico, che si preannuncia, almeno dalla prima merce già raccolta, basso o anche molto basso al Sud e sulla fascia tirrenica del Centro.

La situazione in UE…

La situazione appena esposta dovrebbe riguardare tutta la fascia mediterranea dell’Unione europea.
Nelle ultime proiezioni pubblicate, l’associazione europea del commercio cerealicolo Coceral prevede infatti una produzione comunitaria in netto aumento rispetto allo scorso anno.
Questo aumento sarebbe dovuto all’incremento delle superfici, ma soprattutto al miglioramento delle rese produttive.
La produzione totale comunitaria supererebbe così 8,3 milioni di tonnellate contro i 7,56 dello scorso anno.

… e nel resto del mondo

  • Canada: le previsioni parlano di un potenziale raccolto di 5,9 milioni di tonnellate, ma il dato potrebbe essere ridimensionato da eventuali stress idrici.
  • USA: 2,1 milioni di tonnellate secondo le previsioni USDA, da ascrivere soprattutto alle maggiori superfici seminate in Nord Dakota;
  • Turchia: produzione prevista di 3,6 milioni di tonnellate, di gran lunga inferiore rispetto allo scorso anno;
  • Messico: produzione in calo per via delle minori superfici seminate

Primi prezzi: cala il bio

Per quanto concerne le quotazioni, va segnalato che mercoledì 19 giugno la Cciaa di Foggia ha pubblicato i primi prezzi per la campagna di commercializzazione 2025-26.
Per quanto riguarda il frumento duro «fino», la nuova campagna ha esordito esattamente allo stesso prezzo della chiusura della 2024-25, con un prezzo medio di 307,50 euro/t, mentre per le altre categorie si rileva un forte deprezzamento del «bio» (–40 euro/t, dovuto a un previsibile eccesso di offerta) e un apprezzamento delle categorie inferiori (secondo noi suscettibile di aggiustamenti al ribasso nelle prossime settimane).

Cosa attendersi dalla campagna 2025

Gli analisti di Areté hanno presentato, nel corso di un convegno organizzato lo scorso 6 giugno a Loreto (Ancona) dalla Compag (Federazione rivendite agricole aderente a Confcommercio), alcune prime ipotesi sull’andamento dei prossimi mesi, mettendo in risalto soprattutto i fattori ribassisti.
Riportiamo di seguito le considerazioni finali:

  • l’aumento produttivo in UE lascia spazio per un ulteriore abbassamento delle quotazioni rispetto ai livelli attuali;
  • il calo produttivo nei Paesi esportatori (soprattutto Turchia e Messico) e il limitato livello di stock a livello mondiale potrebbero indurre possibili rialzi, con ondate di volatilità al momento non prevedibili;
  • le restrizioni commerciali da parte degli USA potrebbero limitare export di pasta, e quindi la domanda di frumento duro, che colpirebbe in particolare il nostro Paese.

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 22/2025
Grano duro: rese alte ma qualità bassa
di H. Lavorano
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