Per il Prosek tempi lunghi, anzi lunghissimi

prosecco grappolo

Lo scontro sul Prosek, la menzione tradizionale per il vino che la Croazia vorrebbe veder riconosciuta e contestata dall’Italia, è arrivata in plenaria al Parlamento Europeo. Ma i tempi per una decisione Ue sulla domanda croata si annunciano in realtà piuttosto lunghi.

La questione è stata affrontata in un dibattito promosso dall’eurodeputata Mara Bizzotto. L’europarlamentare della Lega ha ottenuto che la Commissione europea rispondesse in plenaria a un’interrogazione dal titolo «Rafforzamento del sistema di tutela delle denominazioni Dop e Igp nella Ue dopo il caso Prosecco/Prosek».

Le risposte erano affidate ad Helena Dalli, commissaria europea all’uguaglianza chiamata a sostituire il commissario competente, il polacco Janusz Wojciechowski. Assenza «scandalosa», l’ha definita Bizzotto.

La Commissione europea «ha ricevuto 12 opposizioni» alla domanda di riconoscimento della menzione tradizionale Prosek, ha risposto Dalli spiegando che le opposizioni ammissibili «saranno inviate alla Croazia». Cioè Bruxelles, dopo oltre quattro mesi, non le ha ancora inviate a Zagabria. Che poi dovrà rispondere. La Commissione riceverà, prenderà altro tempo e invierà all’Italia, che a sua volta dovrà replicare.

È probabile che la questione venga risolta prima dalla riforma complessiva del sistema Dop e Igp, attesa in aprile.

La questione Prosecco/Prosek ha fatto emergere un punto debole nelle norme che potrebbe mettere in rotta di collisione Commissione e Corte di giustizia Ue. «Secondo le regole può
esserci una coesistenza tra menzioni tradizionali di vino e denominazioni di origine protetta» ha spiegato l’italiano Herbert Dorfmann (Svp, Ppe) nel suo intervento. Questo, in teoria, spiana la strada al Prosek. Ma sono anni che la giurisprudenza della Corte di giustizia va in senso opposto, riconoscendo alla tutela del nome, e alla sua evocazione fraudolenta, portata molto ampia.

«La Commissione deve risolvere questa contraddizione con un po’ di politica e buon senso – dice Dorfmann – e bloccare il Prosek, altrimenti l’Italia e il Consorzio andranno in Corte
e potrebbero vincere».