L’import di mais e soia vale più dell’export di formaggi e insaccati dop

Se la scorsa campagna ha visto una ripresa delle rese a ettaro del mais di circa il 29%, comunque dopo un 2022 «nero» per le produzioni, le superfici hanno toccato il minimo storico, siamo ormai ampiamente sotto ai 500.000 ettari investiti a granella e le previsioni di semina per l’annata 2024 non sembrano dare indicazioni positive in merito.
Questi i numeri, decisamente preoccupanti, relativi al mais italiano sono stati evidenziati dall’economista agrario dell’Università di Milano Dario Frisio alla giornata del Mais organizzata il 26 gennaio dal CREA Colture Industriali a Bergamo. “Secondo i dati Istat – ha evidenzia Frisio – l’import netto nella campagna 2023-2024 potrebbe ammontare a 6,7 milioni di tonnellate, che stimando un prezzo medio di 190 euro/t significa 1,3 miliardi di euro».
Questo valore, unito a quello dell’import di soia, nel 2022 ha raggiunto la cifra astronomica di più di 4 miliardi di euro, «significa che il costo dell’importazione di queste due materie prime è pari al 138% del valore dell’export di formaggi e salumi dop, igp e stg, al 92% dell’intero export di alimenti tipici e al 56% del valore alla produzione dei prodotti tipici di origine zootecnica».