Boom degli acquisti di pasta, grano duro in rialzo

Pasta di grano duro

L’attuale crisi sanitaria ed economica sembra aver risparmiato, almeno per il momento, uno dei comparti più importanti del nostro settore agroalimentare: la produzione di pasta.

Lo ha constatato l’Ismea nel suo rapporto di fine marzo dedicato all’emergenza Covid-19, che ha rilevato per il periodo 17 febbraio-15 marzo la variazione della spesa dei consumatori per tutti prodotti del settore.

In base ai rilevamenti effettuati, la categoria che ha registrato la maggior crescita è stata quella di farine e semole (+79% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), seguita da altri prodotti non deperibili, come la carne in scatola (+63%), le conserve di pomodoro (+45%), il riso (+49%) ecc. La pasta secca ha segnato invece un incremento pari al 44%.

È evidente che dietro questi dati non vi è necessariamente un aumento dei consumi pro-capite (almeno se proiettato su base annua), quanto piuttosto la somma tra l’effetto accaparramento all’innescarsi della crisi e l’azzeramento dei consumi fuori casa.

«Effetto rialzo» sui prezzi del grano duro

Questo periodo di superproduzione per molini e pastifici non durerà ovviamente a lungo ed è destinato ad esaurirsi con il ritorno alla normalità, anche se i suoi tempi e le modalità sono ancora incerti. Intanto si sono visti però degli effetti rialzisti sulla materia prima.
Da un mese a questa a parte, il grano duro è aumentato da 10 a 20 euro/tonnellata (prezzi medi attuali, partenza centri di stoccaggio: 290 euro/t al Nord e 310 euro/t in Puglia).

Ciò non è dovuto tanto alla carenza di prodotto (in giacenza, tra merce nazionale ed estera, c’è un quantitativo più che sufficiente fino al prossimo raccolto), quanto al fatto che le importazioni a mezzo camion sono praticamente ferme e le navi di merce estera arrivano anch’esse alla spicciolata, nonostante il trasporto marittimo non sia sottoposto alle regole di quarantena.

A ciò si aggiungono le condizioni climatiche attuali, che in molte zone non lasciano presagire un raccolto soddisfacente a causa della siccità.
Se non dovesse piovere a sufficienza in aprile (vale soprattutto per la Pianura Padana e per il Tavoliere), dovremo purtroppo considerare un notevole calo delle rese produttive. Anche in Francia le condizioni non sono migliori, mentre in Grecia ha piovuto a sufficienza e i campi sono in uno stato migliore.

Ci aspetta, in sintesi, una campagna 2020-2021 all’insegna di prezzi alti, salvo ovviamente aspettare i raccolti dei Paesi dove si semina in primavera.
In Canada e Kazakistan si preannuncia infatti un notevole incremento delle superfici.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 15/2020
Boom degli acquisti di pasta, grano duro in rialzo
di H. Lavorano
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