Biogas e biometano: un futuro da gestire con professionalità

Anb, l’associazione nazionale bieticoltori, che riunisce oltre 3.000 soci e opera sul territorio da più di un secolo, conferma il suo equilibrio finanziario. Da due anni, infatti, ha ripreso a investire, in particolare nel comparto delle agroenergie anche con l’acquisizione di nuovi impianti a biogas. Abbiamo chiesto quali sono le nuove sfide che attendono l’Associazione al suo presidente Giangiacomo Bonaldi.

Presidente Bonaldi, come stanno andando i numeri di Anb?
Direi che sono in netta crescita: il fatturato aggregato è costantemente aumentato, arrivando nel 2018 a circa 31 milioni di euro, con un balzo di oltre il 30% rispetto a 5 anni fa. L’utile di esercizio si attesta oggi attorno al milione di euro, con prospettive di incremento nei prossimi anni. Un trend che è stato raggiunto insieme al Cnb – Consorzio nazionale bieticoltori, col quale Anb ha fondato, a partire dal 2013, la Cgbi – Confederazione generale bieticoltori associati.
L’idea di unire le due associazioni bieticole nazionali è stata vincente al fine di approntare nuove progettualità nel campo dell’economia circolare e dell’energia pulita. Così, pur lasciando piena autonomia gestionale e finanziaria ai due enti, Cgbi si muove con una visione comune capace di creare interessanti opportunità di sviluppo e una ricaduta positiva sulla base associativa.

Giangiacomo Bonaldi, presidente di Anb

Il progetto Biogas rientra tra queste opportunità…
Senza dubbio, il buon risultato gestionale dei 18 impianti a biogas aderenti al Gruppo bieticolo che fa capo a Cgbi ha consentito integrazioni al prezzo di mercato dei sottoprodotti agricoli utilizzati a fini energetici. Nello specifico, ai bieticoltori associati è stata riconosciuta una valorizzazione complessiva delle polpe di barbabietola pari a 5 euro/t.
Valorizzate anche altre produzioni agricole oltre alle polpe di barbabietola?
I soci delle nostre consortili conferiscono soprattutto mais ceroso, mediamente liquidato in misura di gran lunga superiore ai prezzi di mercato
(+50%). Anche le cooperative delfilieraGruppo alimentano gli impianti di biogas con una quota importante di mais ceroso che viene valorizzato sulla base della sostanza secca, pertanto il prezzo riconosciuto è più alto di quello di mercato. La redditività è garantita anche per il sorgo da biomassa e alcuni sottoprodotti come stocchi e paglia, che sono destinati alla centrale elettrotermica di Finale Emilia (Modena), alla quale Terrae – società controllata da Anb – conferisce il 40% dell’intera produzione lavorata, ossia circa 38.000 tonnellate annue.

E per il biometano quali prospettive si pone Anb?
Ciò che prospettiamo alle aziende è un modello simile a quello realizzato per il biogas e, con il progetto «Agri.Bio.Metano», contiamo di costituire varie società su territorio nazionale.
Il biometano agricolo è una buona scelta per valorizzare al meglio produzioni e sottoprodotti anche nel Sud Italia. Senza dubbio la filiera è più complessa di quella del biogas e i margini economici attesi impongono un’attenta valutazione delle singole fattibilità.
Tuttavia, il quadro si sta rapidamente evolvendo. Siamo certi che la nostra proposta – aggregare la produzione di biometano agricolo sulla piattaforma «Agri.Bio.Mobility», offrendo una valorizzazione commerciale attraverso il marchio Verdemetano – potrà contribuire a incrementare la marginalità.

Cosa si auspica per l’agricoltura del futuro?
L’agricoltore del futuro non produrrà solo cibo, ma anche energia, biogas e biometano, una via che, però, va percorsa con preparazione e professionalità.
Il nostro compito è quello di accompagnare l’associato a diversificare la produzione e programmare nuovi investimenti, di affiancarlo nella costruzione di un progetto su misura, dallo studio di fattibilità per ottenere l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto fino alla consulenza specialistica sotto il profilo del credito. Sarà fondamentale anche continuare a favorire le aggregazioni di imprenditori per sostenere l’impegno economico richiesto, spesso troppo ambizioso per una singola azienda.

 

Articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 30-31/2019