Viticoltura laziale, Arsial: entro il 31 marzo le domande di autorizzazione per nuovi impianti

Entro il 31 marzo sarà possibile presentare le domande di autorizzazione per i nuovi impianti viticoli per l’annualità 2023. Lo ricorda Arsial che fa presente che ogni avente diritto potrà proporre la domanda in modo telematico sul portale Sian, sulla base dei dati presenti nel proprio fascicolo aziendale, aggiornato e validato. Le domande sul SIAN andranno presentate direttamente dagli interessati (come utenti qualificati), oppure avvalendosi di un Centro di Assistenza Agricola (CAA) o di un libero professionista.

I richiedenti dovranno avere una superficie vitata almeno pari o superiore a quella per la quale andranno a chiedere l’autorizzazione per l’impianto di nuovo vigneto. In ogni caso, in base alle disposizioni della Regione Lazio, la superficie massima richiedibile da un’azienda non potrà superare i 25 ettari.

Si potrà cogliere l’occasione dell’autorizzazione di nuovi impianti, pure per la crescita delle dimensioni aziendali delle piccole e medie imprese viticole e per preservare la viticoltura ubicata in aree marginali o difficili.

Arsial quindi ricorda che, nella regione, avranno priorità (con punteggio aggiuntivo in graduatoria) le richieste relative alle superfici ubicate nelle piccole isole (viticoltura isolana) e quelle biologiche. Una decisione, che ha una sua ragione d’essere per il sostegno ad un’attività produttiva, che viene svolta in contesti oggettivamente più difficili (come sono quelli isolani) e che si avvale di tecniche produttive (come quelle biologiche) che vanno favorite perché più attente all’ambiente ed alla ecosostenibilità. Oltremodo tali priorità danno valore aggiunto alla biodiversità.

Fondamentale è anche e soprattutto la viticoltura autoctona che – pone in evidenza Arsial – contribuisce alla conservazione dell’ambiente e delle risorse genetiche.

Il comparto vitivinicolo del Lazio – che conta circa 18.000 ettari di superfici vitate e 450 cantine attive – ha un ampio patrimonio di vitigni autoctoni, che investe circa 3000 ettari.

Quelle autoctone – ricorda sempre Arsial – sono varietà di vite che sono storicamente coltivate e diffuse in un determinato areale, non trapiantate da altre zone o comunque diventate parte integrante del territorio, a seguito di una lunga permanenza colturale in loco. I loro grappoli e chicchi hanno caratteristiche distintive e regalano, ai vini prodotti, caratteristiche organolettiche straordinariamente uniche.

È importante valorizzare la viticoltura autoctona anche per la crescita della biodiversità;

permette di soddisfare – per la sua particolarità ed unicità – interessi commerciali ed anche enoturistici ed agrituristici, con potenzialità di rilancio generale dell’economia locale. È simbolo ed espressione della cultura rurale che la Regione Lazio vuole preservare, alimentare ed amplificare.

È importante il censimento dei vitigni autoctoni laziali ed Arsial opportunamente lo sta effettuando, attraverso il “Registro Volontario Regionale” (RVR) delle risorse genetiche autoctone a rischio di erosione, di cui alla L.R. 15/00, dove sono state iscritte 47 varietà di vite. L’attività dell’Agenzia ha portato, inoltre, al riconoscimento nel “Registro Nazionale delle Varietà di Vite” (RNVV), oltre che in quello Regionale, di ben 10 varietà di viti autoctone (Maturano b, Capolongo b., Lecinaro n., Pampanaro b., Rosciola rs., Cesenese nero n., Maturano n., Uva Giulia n., Raspato nero n., Reale bianca b.).

Nell’ultimo biennio l’Agenzia ha rinvenuto ulteriori 12 risorse “relitte” (ovvero biotipi “autonomi” dal punto di vista molecolare rispetto alle varietà attualmente censite e conosciute), tutte in fase di caratterizzazione, sia dal punto di vista ampelografico/ampelometrico, sia da quello di micro-vinificazione, quale presupposto dell’attività di tutela del patrimonio collettivo e della eventuale successiva attività di commercializzazione.

Arsial porta avanti anche un progetto di selezione clonale su vitigni autoctoni già iscritti al “RNVV” e a quello Regionale”, fra cui Moscato di Terracina b., Maturano b., Bombino b., Maiolica n., Aleatico n., per farne emergere gli elementi distintivi e permetterne lo sviluppo nei singoli territori.

Un’attività meritoria quella di Arsial perché definisce e custodisce le risorse “vive” del territorio, porta in luce le origini della viticoltura locale, fa conoscere il “chi siamo” oggi.

Salvaguardare i vitigni autoctoni vuol dire non solo recuperare le origini ma puntare anche, laddove possibile, ad un’espansione produttiva. Per questo è importante cogliere appieno l’opportunità, che ora si presenta, di poter ottenere un ampliamento della superficie viticola aziendale.

Arsial, infine, informa che sulla base dell’elenco che sarà inviato dal Ministero dell’Agricoltura, la Regione provvederà al rilascio sul SIAN delle autorizzazioni di nuovo impianto che avranno una validità triennale.

 

 

Prodotto realizzato con il contributo del PSR Lazio 2014/2020 – Tipologia di Operazione 10.2.1 – Periodo Transitorio 2021/2022.