Il vino italiano cresce all’estero, ma la Francia fa meglio

bicchieri vino

L’export del vino italiano si prepara a festeggiare a fine anno il traguardo di dieci annate di crescita consecutive, con un valore di 6,36 miliardi di euro e una crescita del 2,9% sul 2018.

Un quadro che consolida il vino del Belpaese al secondo posto tra le superpotenze enologiche mondiali (la Spagna, terza, perderà quasi il 7%) ma che lo allontana da una Francia sempre più leader grazie a un balzo commerciale fissato a +7,8%, che le consente di superare per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di euro di export.

Il computo finale sull’andamento del mercato del vino è stato anticipato oggi dalle stime dell‘Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale nel corso di «wine2wine», l’evento di formazione e networking targato Vinitaly in corso oggi e domani a Veronafiere.

Complessivamente il made in Italy è dato in rassicurante recupero con i vini fermi (+3,3%), mentre gli sparkling – protagonisti dell’exploit negli ultimi anni – rallentano a +5,8%, per effetto anche della contrazione in Gran Bretagna. Il calo del prezzo penalizza infine gli sfusi (-10%).

Nel dettaglio, la domanda di vino italiano vedrà il Giappone campione di crescita, con un aumento a valore di oltre il 17% a quasi 200 milioni di euro, seguito dalla Russia – in forte ripresa (+11,1%) anche dopo la buona performance dello scorso anno – e dal Canada con +6,2%.

Per quanto riguarda il Giappone, che aumenterà il suo import del 16%, l’Osservatorio segnala che ad approfittare di questa passione nipponica per il vino è, in primis, la Francia, leader di mercato, e poi l’Italia che consolida la seconda piazza.

Nel dettaglio, precisa il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Denis Pantini, il vino francese «conquista circa il 55% del mercato giapponese per un valore di quasi 950 milioni di euro. L’Italia segue da lontano, con circa 200 milioni di euro».