Tra gelate e siccità la primavera comincia male

Non bastassero le difficoltà economiche provocate dalla pandemia, anche il clima si accanisce contro l’agricoltura. Un po’ in tutta Italia gli abbassamenti di temperatura degli ultimi giorni mettono a rischio le produzioni estive: in particolare in Emilia-Romagna si sta ripetendo il copione di un anno fa: le gelate e le brinate notturne, con temperature scese sotto zero anche di 5-6 gradi, hanno spazzato via la produzione di alcune specie frutticole e rovinato il raccolto dell’anno, in alcune zone anche fino al 100%.

«È ancora presto per stilare un report sulla conta dei danni – avverte il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini – ma il gelicidio ha danneggiato in particolare le drupacee coltivate in regione colpendo duramente soprattutto le province ad alta vocazione frutticola, da Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, a Bologna, Ferrara e Modena», avverte il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini.

Dai primi sopralluoghi nei frutteti, non ci sono dubbi sul disastro: sono caduti a terra i fiori di albicocco completamente bruciati dal gelo intenso; gli ovari dei fiori di pesco e susino sono “neri” quindi compromessi in maniera irreversibile. Da valutare il danno sul kiwi, ma anche sugli alberi di melo e pero.

Ma a preoccupare sono anche i terreni aridi, in particolare gli oltre 20.000 ettari di barbabietole da zucchero già seminate, ma è in sofferenza pure il grano tenero e duro che in Emilia-Romagna copre una superficie complessiva di 240.000 ettari.

Si profila una situazione difficile anche per i medicai e le colture foraggere destinate all’alimentazione animale e alla filiera del Parmigiano-Reggiano.
Serve tanta acqua anche per l’imminente trapianto del pomodoro da industria (26.000 ettari totali in regione) come anche per le semine del mais (80.000 ettari circa) che non possono più attendere.