Per la coesione dell’UE serve investire sull’agricoltura

Al meeting di Rimini (22-27 agosto) il dibattito «L’Europa, la grande incompiuta» − promosso da Confagricoltura il 26 agosto − ha dato voce alle preoccupazioni e alle attese del mondo agricolo. A confronto, il presidente di Confagricoltura e del Copa, Massimiliano Giansanti, il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto e l’ex premier e presidente dell’Istituto Jacques Delors, Enrico Letta.
Il titolo del talk trova una spiegazione diretta nelle parole di Giansanti: «L’acciaio e l’agricoltura sono stati i settori fondanti dell’UE, ma il primo non si produce in tutti i 27 Stati membri, al contrario della seconda che rimane l’elemento fondamentale dello stare insieme, l’unico vero collante che unisce tutti i Paesi».

Da sinistra il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, il presidente di Confagricoltura e del Copa Massimiliano Giansanti e l’ex premier e presidente dell’Istituto Jacques Delors, Enrico Letta

L’incompiutezza dell’UE nasce dal rischio di dimenticare i propri valori costitutivi, come il legame con il settore primario, e si alimenta proprio della debolezza dell’agricoltura.
Da qui le preoccupazioni e le insoddisfazioni degli agricoltori italiani ed europei – ricordate da Giansanti – «per una Pac che si vuole ridimensionare mentre andrebbe rafforzata, perché in chiave geopolitica l’agricoltura è democrazia».
Il cuore del problema è il reddito dei produttori: «Per ogni 100 euro di spesa alimentare che si fa in Italia, all’agricoltore arrivano 70 centesimi». Una sproporzione che mette in discussione la sostenibilità economica delle imprese. Ma il confronto è andato oltre, sollecitando un’Europa più coraggiosa.
Raffaele Fitto ha messo in luce un aspetto cruciale del prossimo bilancio dell’Unione: la flessibilità. «L’UE ha bisogno di maggiore elasticità e di dare risposte adeguate alle emergenze che si palesano.
La discussione sul futuro bilancio è un tema complesso, ma è importante ricordare che all’interno della proposta di bilancio deve esistere la flessibilità necessaria». Fitto ha quindi collegato la politica di coesione al «right to stay», ovvero il diritto di rimanere e di non dover lasciare le aree interne.
Enrico Letta, dal canto suo, ha esortato a un cambio di passo politico, affinché l’Europa non sia un mero «condominio» tra Stati, ma un’unione coesa. Ha invitato a «incalzare per avere delle date certe entro cui compiere delle azioni concrete», evidenziando l’esigenza del «freedom to stay», la libertà di stare, un’alternativa alla mera libertà di movimento.
Per raggiungere questo obiettivo, Letta ha citato una proposta che unisce il mondo agricolo a quello energetico: «Se ottenessimo il mercato unico dell’energia, sarebbe un obiettivo essenziale per il nostro Paese, che risparmierebbe molto».
«Le sfide geopolitiche − ha concluso Giansanti − mettono in evidenza il ruolo cruciale dell’agricoltura in un’epoca di profonde incertezze. Si può rinunciare a tutto, tranne che al cibo e all’energia. E, in entrambi i casi, l’agricoltura è protagonista».

G.Me.