Nasce il polo tra Bonifiche Ferraresi e Consorzi agrari

Bonifiche ferraresi (BF spa) ha reso noto di aver «sottoscritto ed eseguito l’accordo per l’investimento di BF spa in Consorzi agrari d’Italia srl (Cai), insieme a Consorzio agrario dell’Emilia, Consorzio agrario del Tirreno, Consorzio agrario Centro Sud e Consorzio agrario Adriatico. BF precisa che «sottoscrive un aumento di capitale riservato di Cai per complessivi 61 milioni di euro, divenendo così titolare di una quota pari a circa il 37% del capitale sociale».

Per quanto riguarda Coldiretti, il presidente Ettore Prandini ha rilevato che «Con il 75% del mercato degli agrofarmaci e il 63% di quello delle sementi nelle mani di sole tre multinazionali a livello mondiale è evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei Consorzi Agrari che sono l’unica struttura degli agricoltori italiani in grado di sostenere il potere contrattuale delle imprese agricole».

BF – precisa l’organizzazione agricola – ha deciso di sottoscrivere l’aumento di capitale di Cai dando vita a un polo riferimento di centinaia di migliaia di aziende diffuse capillarmente su quasi tutto il territorio, comprese le aree più difficili, «a sostegno dello sviluppo e della competitività dell’agricoltura italiana, di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici oltre che su mercati sensibili come quelli delle sementi che mette a rischio la sovranità alimentare e la biodiversità dei singoli Paesi».

«La nuova realtà estende la propria operatività, dall’innovazione tecnologica ai contratti di filiera, dalle agroenergie al giardinaggio, dalla fornitura dei mezzi tecnici alla salvaguardia delle sementi a rischio di estinzione» conclude Prandini, nel sottolineare che «l’allarme globale provocato dal coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con un piano nazionale per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali».