Miglioramento genetico: dai «no tutto» processo anche alle intenzioni

Come era ampiamente prevedibile il progetto di  legge presentato nei giorni scorsi da alcuni deputati del M5s per chiedere che in Italia venga permessa la ricerca in campo aperto sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing (mutagenesi sitodiretta) e cisgenesi, note come Tea, per fini sperimentali e scientifici sotto l’egida della ricerca pubblica è immediatamente finito nel mirino di ambientalisti, animalisti, buongustai e altre autoproclamate «associazioni contadine».

In un comunicato congiunto queste associazioni chiedono che il progetto di legge non venga approvato? No, dall’alto della loro posizione di portatori della Verità chiedono addirittura che la proposta venga ritirata.

In altre parole, non vogliono nemmeno che la politica discuta della cosa. In fondo hanno ragione: hai visto mai che finalmente si prenda atto di quello che sostengono l’intero settore agricolo e quello scientifico, e cioè che i prodotti delle nuove tecnologie di miglioramento possono essere di grande utilità per l’agricoltura e che, nello specifico, non sono ogm.

Niente da fare. Questo esercito molto vociante ma poco incline allo studio ha messo mano al solito arsenale già ampiamente usato in passato, presentando come verità scientifiche le loro personali posizioni ideologiche.

Non sarà facile, perché la potenza mediatica messa in campo da questa «lobby del no a tutto» è devastante, ma è lecito sperare che stavolta la politica creda a chi ne sa qualcosa e non agli slogan.  A.A.