L’agricoltura cambia ministro e anche il nome del Ministero

Francesco Lollobrigida, deputato di Fratelli d’Italia, è il nuovo ministro dell’agricoltura nel Governo guidato da Giorgia Meloni. Per la precisione sarà ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, vista la nuova denominazione del Ministero di via XX Settembre.

Un Ministero che nei decenni è passato dal Maf al Mipa, per poi diventare Miraf, Mipaf e Mipaaf. Vedremo che sigla verrà usata ora, anche se per il cambiamento ufficiale occorrerà attendere uno specifico decreto.

Tornando al nuovo titolare dell’agricoltura, Lollobrigida è nato a Tivoli (Roma) nel 1972. Laureato in giurisprudenza ha cominciato fin da giovane la carriera politica nell’allora Movimento sociale italiano. È stato consigliere comunale a Subiaco, consigliere provinciale a Roma e quindi assessore regionale del Lazio nella Giunta Polverini. È stato eletto deputato per la prima volta nel 2018 nelle fila di Fratelli dItalia, di cui è stato uno dei fondatori insieme alla Meloni.

Nelle sue prime dichiarazioni il neo ministro ha indicato alcune delle priorità della sua azione al Ministero, dalla lotta contro il Nutriscore alla difesa del made in Italy dalle imitazioni, l’italian sounding, che sottrae miliardi di euro ai produttori italiani.

Come riporta l’Ansa, il nuovo Ministero vuole «togliere il limite ai terreni incolti con un piano strategico di coltivazione dei terreni, che non può prescindere da contratti di filiera chiari (finanziati nel Pnrr) che garantiscano al produttore un prezzo di vendita equo e competitivo. Abbiamo 1 milione di ettari coltivabili, non basta quello che ci mette a disposizione l’Europa e quindi è necessaria una riforma della Pac che si liberi dall’ideologia intrinseca del Farm to Fork, perché la sensibilità ambientale è sentita anche in Italia, che può dire di avere una delle agricolture da sempre più sostenibili».

Per quanto riguarda il miglioramento genetico Lollobrigida ha dichiarato: «Abbiamo sempre avuto una posizione molto critica rispetto all’utilizzo degli ogm. Questo tema sarà oggetto di confronto con le organizzazioni agricole per dare vita a una strategia complessiva che sappia coniugare la difesa della qualità con una maggiore produttività. Gli ogm non fanno parte del nostro modello».

Resta da chiarire se questa posizione di chiusura si estenderà anche alle Nbt, o Tea, le nuove tecnologie che la scienza mette a disposizione degli agricoltori.