La finta democrazia delle ong

La consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea sulle nuove tecniche di miglioramento genetico (le cosiddette Tea) si è chiusa il 22 ottobre con 70.894 risposte da cittadini, associazioni ed enti di rappresentanza europei.

Come già avvenuto per altre questioni europee politicamente controverse sottoposte al sondaggio online, anche in questo caso le associazioni ambientaliste hanno organizzato una campagna che offriva contributi preconfezionati, con il risultato di avere migliaia di risposte da soggetti diversi ma tutte uguali, tradotte in diverse lingue e il cui invio si è concentrato in pochi giorni.

Un copiaincolla transnazionale usato come finta adesione di massa alle posizioni sostenute dalle ong.

Il caso recente più clamoroso riguarda l’atto delegato sui criteri tecnici per certificare la sostenibilità degli investimenti, la cosiddetta tassonomia delle attività verdi. A dicembre 2020, sul sito dove l’Esecutivo Ue ha pubblicato la bozza dell’atto delegato sul tema, erano arrivati più di 46.000 contributi, cento volte di più rispetto alla prima consultazione di aprile 2020, e circa 45.000 di questi contributi facevano dichiaratamente parte della campagna «Stop Fake Green» promossa da 130 Ong.

Va tuttavia tenuto a mente che per la Commissione europea la consultazione non è un referendum online ma una chiamata a partecipare al dibattito, che magari può servire per godere di prospettive nuove. Ma non ha valore deliberativo e ha un peso molto relativo sulla decisione finale.
Per fortuna.