Aife: l’alluvione dimezza la filiera foraggi

Il 50% circa dell’intera area produttiva della filiera dei foraggi è stata colpita dall’alluvione, non meno di 40.000 ettari sono stati danneggiati per un danno economico che, calcolato in base ai parametri del Ministero dell’agricoltura, non è inferiore a 80 milioni di euro. L’allarme è di Aife-Filiera italiana foraggi. È facile comprendere la portata di questa tragedia anche per questo settore» spiega il presidente Gian Luca Bagnara.

«La nostra è una filiera ad alto valore aggiunto che dovrà fare i conti non solo con la produzione dei foraggi e dell’erba medica in particolare, ma anche con quella delle sementi che vengono coltivate durante l’estate – puntualizza Bagnara – per non parlare dei mesi e degli anni a venire: altri problemi si manifesteranno con la difficoltà degli agricoltori a entrare nei campi, con la necessità di rinnovare gli impianti, bonificare il suolo con interventi mirati a garantirne la riossigenazione, riseminare per far ripartire le coltivazioni».

Per il presidente non è quindi azzardato affermare che da questo punto di vista anche il 2024 sarà un anno fortemente compromesso.

Dopo il primo taglio di erba medica che si è concluso nelle ultime settimane, l’inevitabile scarsità di foraggio che caratterizzerà i tagli dei prossimi mesi costringerà gli impianti di disidratazione e essicazione a ridurre l’attività pur in presenza di costi fissi che rimarranno inalterati. Non solo. Le tante aziende zootecniche situate in collina dove le frane rendono inagibile l’accesso sono alle prese con un dramma nel dramma: quello di non riuscire a garantire al bestiame la razione alimentare anche per la scarsità di prodotto disponibile.

I 30 impianti di disidratazione ed essicazione associati ad Aife-Filiera italiana foraggi producono mediamente ogni anno 1 milione di tonnellate di foraggi; l’Associazione copre circa il 90% della filiera a livello nazionale e fattura una cifra vicina a 450 milioni di euro/anno. Circa il 60% della produzione segue la via dell’export e con l’indotto dà lavoro a oltre 13.000 persone.