Prevenire il caporalato per tutelare l’impresa

raccolta lavoratori

Vi sono buone ragioni per implementare da subito a livello aziendale misure indispensabili per garantire all’impresa le condizioni per poter operare in un contesto di correttezza dei rapporti.

La prima è senz’altro costituita dalla necessità di proteggersi dall’infiltrazione della criminalità organizzata.

L’autotutela dell’impresa

Va infatti ricordato come l’assoggettamento dell’impresa al dominio delle cosiddette agromafie avvenga attraverso il radicamento anche nei settori dell’economia legale.

I metodi delle agromafie si allontanano sempre di più dalle tradizionali forme intimidatorie, operando piuttosto attraverso la fornitura di servizi alle imprese e il controllo di finanziamenti, sistemi di logistica e trasporto.

In secondo luogo, è necessario adottare rigorose procedure di selezione dei contraenti, per evitare eventuali azioni da parte dei lavoratori. Sussiste infatti la responsabilità solidale dell’impresa committente nei confronti di quella appaltatrice per quanto riguarda i crediti dei lavoratori.

Tale responsabilità non è limitata ai soli appalti, in quanto la Corte costituzionale con sentenza n. 254 del 2017 ha ritenuto che la stessa responsabilità possa essere estesa ad altre relazioni contrattuali. In quel caso la Corte si era espressa riguardo ai contratti di subfornitura, ma sulla base del principio per cui «la tutela del soggetto che assicura un’attività lavorativa indiretta non può non estendersi a tutti i livelli del decentramento». Potrebbe essere in particolare il caso dell’impiego di lavoratori agricoli nell’ambito dei contratti di vendita alla pianta e conferimento in campo.

Salute e sicurezza sul lavoro

Ci sono poi le responsabilità che comunque fanno capo all’impresa agricola in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro.

È ben noto che il committente non risponde per i danni derivanti da rischi specifici propri dell’attività dell’impresa appaltatrice o subappaltatrice (art. 26, dlgs 81/08). Tuttavia se si verifica un infortunio o un altro incidente, la giurisprudenza valuta caso per caso la dinamica dei fatti e la distribuzione degli obblighi in materia di sicurezza effettivamente realizzata (cui consegue l’individuazione del responsabile dell’eventuale omissione di misure preventive).

Resta sempre a carico del titolare dei luoghi ove si svolgono i lavori la responsabilità per quanto avvenuto, sia a causa delle insidie presenti nell’ambiente di lavoro sia per avere affidato le attività da svolgere a soggetti non qualificati, ma anche per non aver vigilato sulla corretta esecuzione delle stesse o per aver interferito sull’esecuzione dei lavori.

Inoltre, ove si tratti di lavori da eseguire senza l’impiego di rilevanti macchinari e attrezzature, e quindi con prevalente impiego di  manodopera, è forte il rischio di cadere nella fattispecie di somministrazione irregolare di manodopera.

Il progetto FARm per il lavoro

Il progetto FARm («Modello di filiera dell’agricoltura responsabile») è coordinato dall’Università degli Studi di Verona e finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020. Esso ha lo scopo di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo e il caporalato in agricoltura, promuovendo la filiera dell’agricoltura responsabile in LombardiaVeneto e nelle province di Trento e Bolzano.

Nell’ambito del Progetto Farm sono state predisposte a tal fine le «Linee guida nazionali prevenzione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura – Progetto Farm». Esse si basano sulla collaborazione delle diverse istituzioni e attori sociali operanti sia a livello centrale, sia decentrato e prevedono una serie di procedure volte alla creazione di reti territoriali che abbiano
carattere stabile e risorse adeguate e che collochino le imprese impegnate nei processi di miglioramento in posizione competitiva rispetto alle aziende che operano al di fuori della legalità.

Articolo di O. Bonardi pubblicato su L’Informatore Agrario n. 18/2022