Una nuova frontiera per il pascolo: il controllo da un drone

Nel pascolamento, il drone si rivela molto utile per controllare gli animali e l’ambiente, sia in pianura, in presenza di vaste estensioni, sia (ed è il caso del nostro Paese) nelle zone collinari e montuose, dove la conformazione del territorio ostacola l’esecuzione delle operazioni di controllo.

Gli obiettivi che ci si prefigge con il suo impiego sono: ridurre e ottimizzare costi e tempi di lavoro, aumentandone contemporaneamente la flessibilità; perfezionare l’efficienza nello sfruttamento del cotico; migliorare le prestazioni e il benessere degli animali; limitare l’impatto ambientale, problema che affligge anche questa tipologia di allevamento.

La sorveglianza aerea consente di visualizzare ampie superfici di pascolo così da localizzare i capi presenti fornendo un’indicazione immediata sull’attuale ed esatta posizione dell’intera mandria e sul numero di animali che sostano in un determinato luogo. Il drone può individuare e calcolare il numero di soggetti appartenenti al gruppo o alla mandria con una precisione superiore al 90% e può rilevare la posizione del singolo capo con un margine di errore compreso tra 1 e 3 metri.

Nel pascolamento estensivo, in particolare, i bovini possono muoversi molto liberamente e, mentre brucano, si spostano cambiando spesso posizione. Questa tendenza degli animali a spostarsi di frequente e anche per lunghe distanze (tra 1,1 e 15 km/giorno) è il principale problema riscontrato per il monitoraggio con il drone, perché vanificherebbe l’impiego del dispositivo per il conteggio dei capi, soprattutto quando gli spostamenti avvengono tra una ricognizione e la successiva o durante il rientro del velivolo alla base.

I velivoli provvisti di termocamere localizzano gli animali anche di notte, ma hanno ancora qualche difficoltà durante il giorno: nelle ore di maggiore insolazione, le rocce affioranti dal terreno, tipiche dei pascoli alpini, si surriscaldano al punto tale da ingannare il rilevamento perché vengono scambiate per un essere vivente.

Normalmente quando il drone sorvola una mandria, gli animali non hanno paura del ronzìo del velivolo, ma se il dispositivo si avvicina si allontanano muovendosi lentamente. Un pilota esperto può impiegare il proprio drone direzionandolo per ricondurre i capi smarriti o che si sono allontanati, soprattutto quando questi si trovano in zone difficili da raggiungere (ad esempio su terreni scoscesi), proprio come un cane da pastore.
Questa funzione, oltre a limitare l’impiego e quindi i costi della manodopera, riduce il rischio di infortuni per gli operatori perché evita il contatto ravvicinato con gli animali.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 1/2022
L’utilizzo del drone al pascolo «frontiera» dalle mille possibilità
di M. Olivari
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