Sistemi foraggeri: perchè l’erba medica fa la differenza

Lavorare in maniera efficiente sulle proprie superfici aziendali, producendo alimenti con una qualità che il mercato non è in grado di fornire: è questo uno degli aspetti manageriali che consente alla zootecnica da latte di essere remunerativa oggi. L’obiettivo, per essere sostenibili dal punto di vista ambientale, è produrre di più per ogni ettaro di terreno aziendale, utilizzando meno input esterni che consumano direttamente o indirettamente fonti di energia fossile non rinnovabile.

L’erba medica è una coltura con potenzialità produttive che possiamo definire straordinarie, sia su terreni irrigui sia asciutti. Questa potenzialità, che riguarda la capacità di produrre, in tre anni di impianto, ingenti quantità di sostanza secca e di proteina per ettaro, la rende assolutamente adatta ai sistemi foraggeri intensivi della Pianura Padana, che sono al servizio della zootecnia da latte.

In questi sistemi, quando si fanno nuove scelte colturali, la preoccupazione maggiore è sempre quella di compromettere la produttività potenziale media dei terreni e trovarsi quindi in difficoltà con l’approvvigionamento di alimenti per i propri animali. In prove sperimentali, che da oltre vent’anni vengono condotte presso il Centro sperimentale dell’Università di Torino, è stato appurato che l’erba medica sottoposta a regimi di taglio ravvicinati (ogni 20-25 giorni con il primo taglio effettuato intorno alla metà di aprile) può essere sfalciata fino a 7 volte l’anno, con un totale di 20-21 tagli nel triennio, se consideriamo una semina primaverile e un numero di 5-6 tagli al primo anno e un ulteriore primo taglio al quarto anno di età, prima che la coltura sia sostituita dal mais (che risulterà comunque seminato in prima epoca, intorno alla metà di aprile).

Il tutto si traduce in produzioni per ettaro comprese tra 14,5 e 16,6 tonnellate di sostanza secca e 3.000-3.500 kg di proteina. In un triennio, quindi, le produzioni possono superare le 45 t s.s./ha e i 9.000 kg/ha di proteina. Anche la quantità di energia metabolizzabile (in un insilato 8,2-8,9 MJ/kg di sostanza secca) è garantita grazie alla fibra di altissima qualità ottenibile con il taglio a stadi molto precoci, contro i 6,6-7,2 MJ/kg di s.s. in caso di taglio in fioritura.

Inoltre, l’erba medica è in grado di valorizzare molto bene i reflui zootecnici. Una buona concimazione di fondo con letame e liquame prima della semina consente di avere produzioni molto più elevate di quelle ottenibili da una coltura alla quale sono stati forniti gli stessi quantitativi di fosforo e potassio con fertilizzanti di sintesi. I vantaggi produttivi si verificano soprattutto al secondo e terzo anno, con produzioni nel triennio che risultano superiori del 15-25% circa.

 

Tratto dall’articolo pubblicato sul supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 40/2020
Mais ed erba medica: un sistema foraggero vincente
di E. Tabacco, F. Ferrero, G. Borreani
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