Il mercato del latte bovino mostra segnali di debolezza, sia a livello nazionale sia internazionale.
Gli operatori della filiera iniziano a temere una possibile riduzione del prezzo del latte crudo alla stalla, proprio mentre si avvicina la fase cruciale per il rinnovo dei contratti di conferimento, previsti dal 1° gennaio 2026.
Secondo fonti del settore, il principale acquirente italiano, Lactalis, ha già comunicato ad alcuni allevatori l’intenzione di interrompere gli acquisti. Una decisione che potrebbe influenzare l’intero mercato nazionale, dove il prezzo medio del latte crudo alla stalla, rilevato a settembre 2025, si attesta a 58,97 euro/q.
Pressione dai mercati esteri e calo delle esportazioni UE
La concorrenza internazionale si fa sentire. I principali competitor offrono derivati del latte a prezzi inferiori rispetto agli operatori europei. Le esportazioni UE ne risentono: tra gennaio e maggio 2025, il burro ha registrato un calo del 3%, mentre il latte in polvere ha perso il 21%.
La debolezza del dollaro rispetto all’euro complica ulteriormente la competitività dei prodotti UE, dato che i prezzi internazionali sono spesso espressi in valuta statunitense.
Produzione stabile, ma attenzione ai segnali
Nonostante le tensioni sui prezzi, la produzione europea di latte bovino resta sotto controllo. Nei primi sette mesi del 2025, la produzione è diminuita dello 0,4%, mentre a livello mondiale si osservano incrementi: +1,4% negli Stati Uniti e crescita anche in Nuova Zelanda. Il prezzo medio UE a settembre 2025 si è attestato a 53,56 euro/q, solo l’8% in meno rispetto al massimo storico di dicembre 2022. Questo dato conferma una fase ancora favorevole per il mercato europeo, iniziata alla fine del 2021.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 35-36/2025
Qualche nube sul mercato del latte
di C.Di.
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