Peste suina in un allevamento laziale

maiali

Quello che si temeva è purtroppo avvenuto: in Lazio sono stati accertati i primi due casi di peste suina su maiali in Italia. I due capi infetti sono stati riscontrati in un piccolo allevamento situato nella zona perimetrata di Roma dove era scoppiato il focolaio dai cinghiali.

Dopo i casi di Roma, immediata la riunione della task force e l’intervento del commissario straordinario all’emergenza, Angelo Ferrari: «ora provvediamo ad abbattere velocemente tutt’attorno i maiali sospetti infetti e sospetti contaminati». Da rivedere anche la distribuzione delle aree interdette: «Adesso zona rossa e zona di infezione verranno tutte riviste» dice Ferrari.

I casi di peste suina africana in un allevamento nella zona rossa del Lazio sono «un episodio grave che mette a rischio la filiera suinicola regionale e nazionale» rileva la Confagricoltura, che ritiene necessario un cambio di passo del piano di contenimento. Per la Confagricoltura questo episodio è frutto «della disattenzione con la quale l’emergenza peste suina africana è stata affrontata fino ad oggi».

«Si è avverato ciò che non avremmo mai voluto, con la peste dei cinghiali che è arrivata all’interno di un allevamento» dice il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare il pericolo che il fenomeno possa dilagare boicottando il lavoro e il sacrificio di intere generazioni e una filiera d’eccellenza del Made in Italy.
«Per salvare gli allevamenti – sottolinea Prandini – occorre dare risposte concrete con il contenimento del numero di cinghiali e risarcimenti immediati alle aziende costrette ad abbattere i loro animali, vittime dell’immobilismo degli ultimi anni delle istituzioni, nonostante le tante denunce».

Posizione condivisa anche dalla Cia, che chiede «il risarcimento immediato per gli allevamenti e un intervento deciso con piano di abbattimento cinghiali: il tempo è scaduto, ora servono interventi decisi e urgenti».