Insilamento: gli errori sono scritti sul fronte del silo

L’attenzione agli insilati assicura alla mandria un prodotto di alta qualità nutrizionale e garantisce un ritorno economico. Saper interpretare le caratteristiche del fronte durante il consumo permette di lavorare in modo più appropriato nell’immediato e migliorare la gestione futura: nella realtà aziendale il fronte del silo durante il consumo racconta dove l’allevatore ha sbagliato e dove eventualmente si può intervenire per correggere il problema in corso d’opera o lavorare perché la situazione non si ripresenti.

Quando il silo viene aperto per il consumo, l’ossigeno ha accesso alla massa insilata e i microrganismi aerobi rimasti quiescenti durante il periodo di conservazione a silo chiuso possono tornare a proliferare, compromettendo le condizioni di stabilità e determinando fenomeni di degradazione del prodotto più o meno gravi. Può anche accadere che l’insilato entri in contatto con l’aria durante la conservazione a silo chiuso, a causa di danni meccanici alle coperture, attraverso le fessure non sigillate tra i pannelli o, semplicemente, a causa della permeabilità all’ossigeno del polietilene.

La disponibilità di ossigeno stimola la crescita dei lieviti, che degradano gli acidi e innalzano il pH e la temperatura della massa, aprendo la via allo sviluppo di altri microrganismi quali muffe e batteri aerobi che continuano l’alterazione della massa fino alla formazione del cosiddetto «cappello», che solitamente possiamo osservare nella parte alta della trincea o nelle zone periferiche vicino alle pareti.

Quali zone del fronte sono interessate

Se il fronte della trincea presenta zone ammuffite o marciumi nelle zone periferiche le ragioni possono essere diverse, ma tutte riconducibili al contatto dell’insilato con l’aria per periodi troppo prolungati. Occorre quindi domandarsi dove possiamo aver sbagliato.

Se le zone ammuffite sono localizzate e sporadiche sulla parte alta della trincea, è possibile che il film plastico di copertura sia stato danneggiato in prossimità della zona deteriorata e non abbia potuto mantenere le condizioni di anaerobiosi.

I danni possono essere causati dalla fauna selvatica (uccelli, ratti) o domestica (gatti e cani) o da eventi accidentali quali il calpestio durante le operazioni di chiusura o per passaggi successivi sulla superficie del silo. In questo caso il suggerimento è quello di prevedere con i nuovi insilamenti la protezione adeguata dei film plastici (reti anticorvo), cercare di evitare l’accesso degli animali e ridurre al minimo i passaggi sulla superficie coperta.

Se le zone ammuffite o marcescenti sono distribuite in modo più generalizzato e interessano gran parte o tutta la zona periferica, occorre allora domandarsi se l’avanzamento del fronte non sia troppo lento. Molto spesso accade che l’insilato non presenti ammuffimenti evidenti, nemmeno negli angoli vicino alle pareti: questo non significa necessariamente che non siano presenti fenomeni di deterioramento. Il fatto che l’attività ossidativa dei microrganismi aerobi sia sempre accompagnata da un innalzamento della temperatura ci può aiutare a individuare quali zone del silo possono essere interessate da fenomeni di deterioramento «invisibile».

Bisogna concentrarsi sempre sulle zone periferiche del silo: sono quelle più a rischio e quelle in cui il fenomeno del deterioramento aerobico può essere presente anche se in maniera non ancora visibile.

Saper valutare i segnali che il fronte del silo fornisce durante il consumo dell’insilato permette di migliorare la gestione di questa importante fase della conservazione dei foraggi aziendali e di lavorare nella direzione di un incremento dell’efficienza dell’intero processo produttivo e della riduzione dei possibili danni in tutta la filiera lattiero-casearia.

 

«Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2021
Guida alla «lettura» del fronte della trincea
di E. Tabacco, F. Ferrero, G. Borreani
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