Indici economici e nutrizionali per monitorare la competitività

Un’analisi su 90 allevamenti evidenzia che gli indici di efficienza alimentare e, soprattutto, di efficienza di conversione dell’energia netta della razione in latte, rappresentano buoni indicatori dell’efficienza tecnico-nutrizionale della mandria. Gli indicatori di tipo economico-manageriale, invece, sintetizzano la capacità aziendale di produrre in specifiche condizioni di mercato. Il miglior 25% degli allevamenti analizzati ripaga i costi alimentari con circa 17 kg latte/capo/giorno.

Al fine di perseguire scelte motivate e oggettive, i tecnici che lavorano presso le aziende zootecniche utilizzano degli indicatori, spesso ricavati dalla bibliografia scientifica o divulgativa internazionale, che mirano a descrivere l’efficienza dell’azienda zootecnica da latte.
L’analisi condotta, come accennato, ha calcolato alcuni di questi indici in 90 stalle di bovini da latte italiane, campionate in Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Sardegna. L’indicatore che più comunemente viene utilizzato per esprimere l’efficienza nutrizionale è l’efficienza alimentare (Fe), ovvero la capacità degli animali di convertire alimento in latte. La Fe è un indice tecnico-nutrizionale, ma può anche essere considerato un indice economico.

Migliorare l’efficienza alimentare

L’efficienza alimentare può essere migliorata in vari modi. Come? Ad esempio attraverso il miglioramento genetico degli animali; aumentando la quantità di latte per singolo chilogrammo di sostanza secca assunto, riducendo così l’incidenza della quota di energia destinata al mantenimento (metabolismo basale dell’animale) ; aumentando l’ingestione di sostanza secca, oppure migliorando la digeribilità e la qualità degli alimenti, in modo particolare i foraggi aziendali; limitando gli stress animali e favorendo il comfort delle vacche, perciò riducendo al minimo l’incidenza di patologie e/o l’infertilità; riducendo, infine, la presenza di animali poco produttivi nella mandria.

In modo particolare, la digeribilità degli alimenti è uno dei fattori chiave che maggiormente incidono sull’efficienza alimentare e ottimizzare questo parametro risulta preferibile rispetto a massimizzare l’assunzione di sostanza secca. Oltre alla digeribilità degli alimenti, anche lo stadio di lattazione della mandria influenza l’indice di efficienza alimentare.

Infatti, le bovine «fresche», nella prima fase di lattazione, attingono alle riserve corporee per ricavare energia per la produzione di latte e quindi hanno una migliore Fe, per effetto, più che altro, della  mobilizzazione di riserve corporee e della perdita di peso. In tarda lattazione, invece, le bovine accumulano riserve corporee utilizzando energia teoricamente disponibile per la produzione e quindi la loro Fe può raggiungere valori molto bassi.

Come prevedibile, riguardo i dati misurati, è stata riscontrata una alta variabilità nell’efficienza alimentare fra le aziende considerate. In modo particolare, il 25% delle aziende meno efficienti da questo punto di vista erano caratterizzate da una Fe minore dell’ 1,46, indice riferito all’intera mandria in latte. Al contrario, il miglior 25% delle aziende visitate si caratterizzava per una Fe maggiore di 1,63 (tabella 2).

Il valore medio di efficienza alimentare osservato risulta in linea con i valori di Fe raccomandati che, per quanto riguarda il gruppo unico (da 150 a 225 giorni di lattazione), vanno da un minimo di 1,40 a un massimo di 1,60.

 

Tratto dall’articolo pubblicato sul supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 14/2020
Indici economici e nutrizionali che monitorano la competitività
di C. Valsecchi, P. Guardiani, A. Gallo, F. Masoero, E. Manca, A. Cannas, A.S. Atzori
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