Gestione della vitellaia: la parola agli allevatori

Il Dipartimento di scienze agrarie e ambientali (Disaa) dell’Università degli studi di Milano si è posto l’obiettivo di cercare di identificare le modalità gestionali ottimali per migliorare la salute e il benessere dei vitelli. Il progetto ha avuto, tra gli obiettivi, quello di fare una fotografia aggiornata delle modalità di gestione della vitellaia nelle aziende di bovine da latte italiane.

Attraverso un questionario è stato possibile sottoporre agli allevatori una serie di domande in modo da comprendere le diverse tecniche utilizzate, quali: le prime cure alla nascita, le tipologie e modalità di gestione della stabulazione, la somministrazione di colostro, latte e primo alimento solido. Al questionario hanno partecipato 118 allevatori provenienti da tutta Italia.

Le norme minime per la protezione dei vitelli sono presenti nel decreto legislativo del 7 luglio 2011 n. 126, attuazione della direttiva europea 2008/119/CE. Differenti sono le scelte gestionali osservate mediante il questionario, a iniziare dalla localizzazione della vitellaia e quindi delle gabbiette ospitanti i vitelli.

Il 68,8% degli allevamenti posiziona le vitellaie nelle aree esterne, di queste ultime il 72,7% riparata da tettoie o strutture varie. Il restante 31,3% posiziona le gabbiette in locali interni, ma solo il 28,6% in un’area dedicata esclusivamente ai giovani animali.

Collocare i vitelli lontano dalle strutture di ricovero degli animali adulti aiuterebbe a ridurre il più possibile il trasferimento di patogeni, infatti alcuni studi stanno ponendo l’attenzione sulla collocazione della vitellaia.

Solo il 68,6% degli allevatori ha saputo indicare l’orientamento della vitellaia, indice del fatto che non tutti dedicano l’adeguata importanza a questo aspetto. In particolare il 35,8% posiziona le gabbiette orientandole Est-Ovest, il 40,7% Nord-Sud e il restante 23,5% cambia l’orientamento nel corso dell’anno. Le gabbiette dei vitelli dovrebbero essere poste al riparo dai venti dominanti e dall’eccessiva insolazione estiva e l’ideale, per evitare il surriscaldamento estivo, sarebbe porle al riparo di filari di alberi a foglia caduca.

Tipologie di gabbiette

Anche le tipologie di gabbiette sono molteplici: qualunque sia la scelta gestionale è fondamentale rispettare la normativa (punto 7 dell’allegato 1 del dl 126/2011) che afferma: «I locali devono consentire a ogni vitello di coricarsi, alzarsi, giacere, accudirsi senza difficoltà».

Storicamente diversi lavori scientifici sottolineano i benefici dell’utilizzo delle gabbiette singole, soprattutto nei giorni prossimi alla nascita, per consentire un migliore controllo del consumo individuale di alimenti e di acqua, oltre al controllo visivo delle feci di ogni vitello per un’individuazione precoce delle patologie.

Negli ultimi anni la ricerca sta anche valutando i benefici e gli aspetti critici di una stabulazione multipla dalla nascita. Nelle aziende del progetto solo il 22% dichiara di utilizzare esclusivamente box multipli. Mediamente i giorni di permanenza in gabbietta singola nelle aziende monitorate sono pari a 40,6±25,9 giorni, dunque il 70,5%delle aziende mantiene i vitelli nelle gabbie singole fino a massimo 56 giorni. Secondo la normativa: «Nessun vitello di età superiore alle 8 settimane deve essere tenuto in un recinto individuale, salvo diverso parere veterinario», tempistica oltre la quale si andrebbe a ledere il benessere animale e la sua possibilità di socializzare. Il 3,57% delle aziende, proprio per favorire la socializzazione, mantiene isolati i vitelli per soli 7 giorni e il 10,7% per massimo due settimane, tempistica dopo la quale vengono spostati in box collettivi.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 5/2022
Carenze e punti deboli nella gestione della vitellaia
di S. Bonizzi, M. Pavesi, G. Gislon, S. Colombini, M. Zucali
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