Decreto rilancio: agli allevatori i fondi non arrivano

L’Organizzazione Interprofessionale della carne bovina Intercarneitalia ha inviato un telegramma al ministro per le politiche agricole, Stefano Patuanelli, e al direttore di Agea, Gabriele Papa Pagliardini per sollecitare l’erogazione dei fondi destinati alla filiera della carne bovina previsti dal decreto Rilancio del luglio 2020, quando il governo Conte 2 deliberò lo stanziamento di 90 milioni di euro da destinare ai comparti zootecnici che a causa della pandemia avevano dovuto affrontare un lungo periodo di crisi.

«Stiamo ancora aspettando da parte di Agea le modalità di presentazione delle domande di aiuto – afferma il presidente di IntercarneItalia, Alessandro De Rocco – ma a oggi non è dato da sapere come e quando presentarle».

«Praticamente, non abbiamo ricevuto un centesimo e questo nonostante ci risulti che i fondi siano già dall’anno scorso nella disponibilità di cassa di Agea, che è l’ente erogatore. Il settore della carne bovina sta vivendo un momento drammatico ed è di vitale importanza che gli aiuti previsti vengano immediatamente erogati».

«Stiamo lavorando senza sosta con i nuovi fornitori per accelerare i pagamenti. La terrò informata» è stata la risposta di Gabriele Papa Pagliarini.

Il presidente della Commissione agricoltura alla Camera, Filippo Gallinella, ha risposto con una lunga disamina di quanto finora fatto, e ha chiarito che «alcuni disservizi si sono generati a causa del cambio di fornitore dei servizi IT. Pertanto, considerata la complessità delle attività in essere, al momento non si possono escludere possibili disservizi nelle prime fasi di avvio dei pagamenti per le quali tuttavia, Agea e Mipaaf si stanno adoperando con ogni sforzo per consentire la piena fruibilità dei servizi creando le condizioni per velocizzare quanto più possibile i pagamenti».

«Noi comprendiamo tutte le difficoltà organizzative e logistiche di una macchina tanto complessa come quella di Agea – sottolinea Alessandro De Rocco – ma gli allevatori tutte le mattine vanno in stalla e devono fare i conti con difficoltà quotidiane che l’emergenza sanitaria ha reso ancor più critiche».