Con il separato in lettiera un’opportunità di risparmio

In un allevamento da latte la voce di costo per le lettiere può variare da 40 a 150 euro/vacca/anno, da qui l’opportunità di trovare soluzioni alternative. L’utilizzo del separato solido in cuccetta rappresenta oggi una diffusa strategia di gestione in linea con i dettami dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare.
Il separato solido addizionato di coformulanti a base di calce rappresenta una soluzione economica e sostenibile per la gestione della lettiera: la stalla modenese Oppio di Bonlatte nel periodo estivo, più critico, ha fatto registrare contenuti medi di cellule somatiche pari a 178.000 cellule/mL e carica batterica media pari a 8.000 UFC/g.

Le remore sull’utilizzo del separato in lettiera erano prevalentemente basate sugli aspetti igienici degli ambienti di riposo delle bovine e sulle possibili interazioni sulle caratteristiche igienico-sanitarie del latte.

Oggi studi scientifici hanno dimostrato come la presenza di batteri aerobi e anaerobi nella lettiera non causi necessariamente problemi di mastiti cliniche o inquinamento del latte. Risulta pertanto decisiva la corretta prassi di mungitura con sistematica pulizia e disinfezione dei capezzoli, uso di fazzoletti di carta a perdere, di guanti di gomma, così da evitare l’insorgenza di infezioni mastitiche e ridurre al minimo i rischi di contaminazione del latte.

La corretta gestione del separato in lettiera può pertanto garantire il mantenimento degli elevati standard igienico-sanitari previsti dalle normative comunitarie e dai disciplinari di produzione dei formaggi dop.

Il solido separato analizzato a 72 ore dalla separazione risulta già più asciutto (30% di sostanza secca) rispetto al separato solido fresco e con una maggiore concentrazione di azoto sul tal quale dovuta proprio a questa parziale «asciugatura».

Dopo l’aggiunta del coformulante non si osservano variazioni sostanziali della sostanza secca del prodotto, mentre l’azoto sembra diminuire per parziale volatilizzazione della quota ammoniacale. Diversamente dal valore ottimale (ovvero raggiungere un pH >10), non si osservano variazioni di pH significative e ciò dovrebbe essere imputabile al non efficace mescolamento della biomassa o a una quantità troppo limitata di coformulante a base di calce.

Il materiale distribuito in cuccetta tende fisiologicamente a ossidare una quota parte della sostanza organica, infatti la percentuale di quest’ultima sulla sostanza secca scende all’82% e anche in virtù dell’apporto delle urine delle bovine si nota un notevole incremento dell’azoto della matrice.

 

Tratto dall’articolo pubblicato sul supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 4/2020
Con il separato in lettiera un’opportunità di risparmio
di G. Rui, P. Mantovi, A. Dal Prà
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