L’alimentazione dei vitelli: dal latte all’alimento solido

In un’indagine fatta su 25 allevamenti lombardi si è analizzata la gestione aziendale della vitellaia. Emerge una grande variabilità per quanto riguarda la tipologia di latte somministrato. Il latte vaccino ha sicuramente dei tenori proteici e lipidici sempre più elevati rispetto al latte ricostituito, che invece ha caratteristiche diverse in base al fornitore: ad esempio l’intervallo proteico è di 20,8-28,1%.

Per quanto riguarda il metodo di somministrazione, il più utilizzato è il secchio (48%), seguito dal poppatoio (24%) o da entrambi (20%). Il latte viene fornito due volte al giorno in tutte e 25 le aziende, mediamente 5,94 ± 2 L, andando da un minimo di 4 L a un massimo di 12 L al giorno.

Idealmente sarebbe preferibile adottare una batteria di strumenti (secchio, poppatoio) individuale per ogni vitello per ridurre la possibilità di trasmissione di patologie. Vi è però differenza tra il semplice secchio e il poppatoio, ossia il secchio con la tettarella. Nella realtà aziendale si cerca di imitare la natura per essere più rispondenti alle caratteristiche anatomiche e fisiologiche del vitello: nutrendo secondo il procedimento naturale molti problemi dell’allevamento scompaiono.
In natura il vitello durante la suzione posiziona il collo proteso verso la mammella della madre e inghiotte il latte lentamente, a piccoli sorsi, producendo molta saliva.

L’uso della tettarella, che sostituisce il capezzolo materno, controlla infatti il flusso del latte, interrompendo la deglutizione del vitello e incoraggiando la corretta suzione e la produzione della quantità di saliva necessaria per ottenere la buona salute dell’animale, un’adeguata produzione di caglio, un maggiore aumento ponderale e una riduzione dei fenomeni di suzione incrociata.

Mangime di avviamento

La direttiva 2008/119/CE indica che «una dose giornaliera di alimenti fibrosi deve essere somministrata a ogni vitello dopo la seconda settimana di età». Tale regola è imposta in modo tale da favorire lo sviluppo del rumine, che con il solo latte non avviene.

In particolare, è l’acido butirrico (l’acido propionico solo in parte), derivante dalla fermentazione dell’amido dei cereali, che fornisce energia al rumine stesso, garantendone la crescita e lo sviluppo delle papille.

Al contrario, gli acidi propionico e acetico vengono immessi nel flusso sanguigno, e successivamente nel fegato, e forniscono energia principalmente per la crescita del vitello. Il primo ha origine anch’esso dalla fermentazione dell’amido, mentre il secondo dalla fermentazione della fibra, derivante principalmente da fieno e paglia.

La velocità con cui si realizza il processo di sviluppo dell’apparato digerente del vitello dipende essenzialmente dalla natura degli alimenti introdotti: il ricorso a una regolare somministrazione di alimenti solidi, soprattutto mangimi concentrati, fin dalle prime settimane di vita favorisce il rapido accrescimento dimensionale del rumine e la sua precoce attivazione fisiologica e microbiologica.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 6/2022
Per lo svezzamento dei vitelli quali sono le migliori strategie
di M. Pavesi, S. Bonizzi, G. Gislon, S. Colombini, M. Zucali
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