«Primitivo» in Sicilia? La Puglia insorge

Scoppia la «guerra del Primitivo» tra Sicilia e Puglia: l’autorizzazione rilasciata dall’Amministrazione siciliana alla coltivazione del vitigno Primitivo sull’intero territorio regionale ha messo in allarme imprenditori e associazioni di categoria pugliesi.

A protestare sono stati i consorzi di tutela del vino e le associazioni di categoria della Puglia, da Confagricoltura a Coldiretti, alla Cia, sino ad Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria.

«Un provvedimento inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia» è stato il secco commento dei Consorzi di tutela del vino e delle organizzazioni sindacali: «Il Primitivo – evidenziano – è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole». Inoltre la sua affermazione commerciale, che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei produttori».

Sul tema è intervenuta la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova affermando che «Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano dop o igp possa chiamarsi Primitivo» così come, del resto «solo le dop e igp siciliane possono utilizzare il nome del vitigno Nero d’Avola» e questo nonostante quel vitigno possa essere coltivato in altre regioni che lo hanno inserito nell’elenco delle varietà raccomandate e autorizzate.

Questo non significa, precisa Bellanova, che si possa «impedire alla Sicilia, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti Primitivo, però i vini dop e igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l’indicazione in etichetta del nome del vitigno Primitivo».