Potatura della vite, come eseguire i tagli

potatura vite

Nell’ambito delle operazioni eseguite per la gestione del vigneto la potatura invernale riveste un ruolo di importanza fondamentale, dal momento che consente di impostare, quindi condizionare, l’attività vegetativa e produttiva della vite, oltre che di contenere lo sviluppo spaziale della sua porzione permanente.

Nei sistemi di allevamento a cordone permanente l’esecuzione dei tagli deve tenere in considerazione che la vite non ha la capacità di riorganizzare meristemi; questo significa che eliminando le gemme presenti, o compromettendone la funzionalità, si preclude in maniera definitiva la possibilità di emettere germogli. Questa caratteristica impone quindi la salvaguardia dell’integrità dei centri vegetativi tramite l’esecuzione di tagli che non siano radenti alla superficie del cordone permanente.

Sotto il profilo pratico significa che l’eliminazione di un tralcio non selezionato come capo a frutto deve essere eseguita lasciando un piccolo moncone che eviti l’asportazione o il disseccamento delle gemme di corona presenti alla base del tralcio. In linea teorica la lunghezza del moncone dovrebbe essere pari all’incirca a 3 volte il diametro del tralcio che viene reciso.

Sempre nei cordoni permanenti deve essere evitato il taglio su legno di più di 2 anni, sia per non esporre le piante a infezioni del legno (considerata l’elevata superficie esposta) sia perché col passare degli anni diminuisce la capacità delle gemme della corona di germogliare, col rischio di accecare il centro vegetativo nel caso si proceda al taglio di tralci di 3 o più anni.

Tra i tanti capi a frutto (foto sopra) devono essere selezioni quelli (foto sotto) in grado di garantire uno sviluppo uniforme della chioma

Per evitare a monte il taglio sul legno di più di 2 anni è necessario operare correttamente in fase di scacchiatura, lasciando su ogni sperone almeno 1 germoglio originato dalle gemme di corona: in questo modo con la potatura invernale si ha la possibilità di eliminare il legno che ha prodotto e di speronare il tralcio inserito alla base dello sperone, limitando nel contempo la crescita in altezza del centro vegetativo. Nel caso in cui in fase di scacchiatura si punti, per la potatura dell’inverno successivo, su un germoglio originato dalle gemme apicali dello sperone, si va incontro a una progressiva crescita in altezza del centro vegetativo, che può essere piuttosto repentina nel caso di vitigni come il Sangiovese speronato a 2 gemme.

Un importante accorgimento atto a favorire la vitalità del cordone permanente consiste nel lasciare uno sperone alla sua estremità, in modo da originare in tale posizione un germoglio «tira linfa» atto a garantire il flusso linfatico in tutta la sua lunghezza.

Nel caso dei sistemi di allevamento a tralcio rinnovato la potatura contempla il taglio del passato, ovvero l’asportazione del tralcio che ha prodotto, e il taglio del presente, cioè la spuntatura di un tralcio dell’anno che viene steso al filo come capo a frutto; inoltre, non deve essere dimenticato il taglio del futuro, che consiste nel lasciare uno sperone dal quale saranno ottenuti 2 tralci, di cui uno da stendere al filo e l’altro da speronare a sua volta. La scelta del tralcio da speronare deve essere eseguita in modo da evitare, per quanto possibile, la crescita in altezza del tronco.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 33/2020
I criteri per potare il vigneto a mano e meccanicamente
di R. Castaldi
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale