Le sfide della vivaistica viticola

Molti Consorzi di tutela dei più importanti vini a denominazione protetta (Prosecco doc, Prosecco Superiore docg, Valpolicella doc e docg, Pinot grigio delle Venezie doc, Brunello di Montalcino docg, Nobile di Montepulciano docg, Bolgheri doc, Sagrantino docg, Barolo docg, Barbera d’Asti docg, Etna doc, ecc.) hanno richiesto e ottenuto dalle rispettive Regioni, il blocco ai nuovi impianti viticoli che, di conseguenza, sono notevolmente calati. Oggi ci si limita al reimpianto di pari superficie nell’ambito della stessa denominazione, oppure al rimpiazzo delle viti morte.

Fanno eccezione alcune denominazioni alquanto vivaci, quali il Primitivo doc in Puglia, che ancora realizzano nuovi vigneti, in particolare per mezzo del trasferimento di autorizzazioni per il nuovo impianto nell’ambito regionale. Questo ha avuto ripercussione anche sulla produzione di barbatelle innestate. Infatti, si è avuto un sensibile calo delle produzioni che, in Italia, sono passate da circa 199 milioni di barbatelle innestate nella stagione 2017-2018 agli attuali 175 milioni circa per la stagione in corso.

Le nuove proposte vivaistiche

I vigneti di piante madri portinnesto sono arrivati nel 2020, secondo fonti del Servizio di certificazione dei materiali di moltiplicazione della vite, presso il CREA-VE di Conegliano (Treviso), a circa 3.064 ha, contro i circa 2.618 del 2016 (con sensibile aumento del K5BB e del 1103P); di conseguenza si nota ovunque un’eccedenza di legno portinnesto.

Dai barbatelloni…

Una delle proposte che si sta rapidamente diffondendo riguarda la disponibilità di barbatelloni, cioè di barbatelle innestate utilizzando talee portinnesto con lunghezza di 70-90 cm, contro i 30-40 cm per le barbatelle tradizionali. Si tratta di una soluzione impegnativa, sia in fase di realizzazione dell’innesto e della successiva forzatura in ambiente riscaldato, sia per la costituzione del vivaio in campo, in quanto è richiesto l’allestimento di una bassa spalliera per ottenere piantine diritte e per impedire che esse possano piegarsi sotto la spinta del vento primaverile o estivo.

In campo, i barbatelloni offrono indubbi vantaggi, grazie alla testa della piantina posizionata almeno 60-70 cm fuori terra e che, come tale, permette il più facile controllo, sia chimico sia meccanico, delle infestanti nel sottofila, oltre a migliorare la gestione dei germogli dopo il germogliamento e di intercettarli facilmente con i fitofarmaci per la lotta antiparassitaria.

…alle piantine in vaso

Un’altra proposta riguarda la produzione di piantine in vaso, una tecnica adottata da tempo per i nuovi impianti, con le piantine consegnate in vasetto a fine primavera, in particolare quando vengono esaurite le barbatelle con radice nuda, ma che oggi si presenta in altre vesti. Infatti, sono disponibili anche vasetti biodegradabili di un litro di capacità (fertilpot), che favoriscono un maggiore sviluppo radicale per le giovanissime piantine, risultando più adatte per i rimpiazzi.

Un’altra possibilità riguarda la produzione di viti allevate in vaso da 2 L di capacità, direttamente dal vivaista o da un suo rivenditore e che vengono messe in commercio alla fine del secondo anno di vita (in primo è trascorso in vivaio), con un tralcio ben lignificato e di lunghezza anche superiore al metro, quindi già in grado di produrre alcuni grappoli nell’anno in cui vengono messe a dimora. Esse risultano particolarmente adatte per i rimpiazzi nei vigneti in produzione.

 

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 6/2020
Le sfide della vivaistica viticola
di E. Corazzina
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