Fisiopatie della vite causate dal cambiamento climatico

Temperature dell’aria superiori a 35 °C, pur non accompagnate da carenza idrica, possono causare alla vite disidratazioni e danni da scottature. Gli eccessi luce, sempre associati a elevate temperature, possono ridurre l’attività e/o danneggiare l’apparato fotosintetico. Tale fenomeno, noto come fotossidazione, danneggia dapprima i fotosistemi I e II, cui seguono ingiallimenti, clorosi e necrosi irreversibili.

Per la vite il punto di saturazione luminosa, oltre il quale non si registrano ulteriori incrementi di fotosintesi netta, varia intorno a 600-1.200 μmoli/m²s; similmente, ma in maniera opposta, la fotosintesi diminuisce fino ad arrestarsi intorno a 45-50 μmoli/m²s (punto di compensazione luminosa, dove la fotosintesi netta è uguale a 0).

Con il cambiamento climatico in atto sono sempre più frequenti stress congiunti, ovvero carenze idriche associate a eccessi termici e radiativi, che possono causare gravi effetti negativi sull’apparato fotosintetico della pianta riducendone e/o annullandone l’attività. Di seguito riportiamo alcune fisiopatie correlate ad anomali condizioni climatiche.

Danni da siccità estiva e alte temperature

Nel caso di alte temperature accompagnate da siccità estiva le foglie divengono più opache, di un verde meno intenso; quelle basali si decolorano e cadono durante i mesi di luglio-agosto. I grappoli crescono poco e invaiano con difficoltà.

Nei casi più gravi, specie su viti deperite, nel mese di luglio si può avere defogliazione diffusa (con rossore nelle uve rosse e ingiallimenti nelle uve bianche), mente gli acini iniziano a perdere turgore, fino al disseccamento della polpa.

Rientra in questo gruppo di fisiopatie quella che i francesi chiamano «folletage». La fisiopatia si manifesta con disseccamenti delle foglie basali, poi all’apice, quindi, a settori, si ha nei grappoli prima la perdita di turgore e poi un disseccamento spinto; i tralci emettono molte femminelle che indeboliscono ulteriormente la pianta.

Sono cause concorrenti tutti i fattori che attenuano o impediscono l’afflusso dell’acqua dalle radici alla chioma. Il fenomeno interessa, di solito, settori della pianta e, sulle branche, una parte distinta dei tralci. Ciò è da mettere in rapporto soprattutto con lo sviluppo delle radici, con il comportamento individuale dei tralci e con la settorialità radice/tralci.

Anche l’innesto (combinazione portinnesto-nesto) può avere la sua importanza. Sono maggiormente soggetti alla fisiopatia i sistemi di allevamento a grande espansione, come il tendone, e con maggiori produzioni, come anche i giovani impianti.

Attribuito al temporaneo squilibrio idrico durante l’accrescimento degli acini anche due alterazioni segnalate in Puglia dal professor Giovanni Martelli (Università di Bari):

  • in un caso si ha sui grappoli una spaccatura del raspo, all’inserzione dei racimoli, con il conseguente avvizzimento e disseccamento dei racimoli stessi;
  • nell’altro caso si ha nella piegatura del raspo un solco trasversale nella parte interna della curvatura con avvizzimento e disseccamento degli acini nella sola parte rivolta verso il ramo che porta il grappolo, mentre rimane indenne la metà rivolta verso l’esterno.

Apoplessia

Questo fenomeno è simile ai precedenti ma avviene quando la vite, sottoposta anticipatamente a siccità, riceve, successivamente e rapidamente, un notevole contributo di acqua dalle radici e, poi, si verifica una notevole domanda evapotraspirativa (ad esempio, siccità a cui segue una precipitazione e poi un vento secco che alza l’evapotraspirazione).

In queste condizioni le foglie che inizialmente traspiravano moderatamente traspirano abbondantemente l’acqua disponibile; gli stomi restano aperti troppo a lungo, anche in casi di ritorni di stress idrico. Secondo il professore Alain Carbonneau (Montepellier SupAgro) questa inerzia stomatica è probabilmente dovuta al fatto che le cellule del lembo si denaturano più rapidamente delle cellule di guardia.

Ne consegue un appassimento che resta limitato e reversibile poiché, in genere, si riesce a ripristinare, almeno parzialmente, una normale regolazione idrica. I lembi fogliari interessati dall’apoplessia assumono un colore verde glauco (di «insalata cotta») che può evolvere verso il marrone.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 11/2024
Fisiopatie della vite causate da anomalie climatiche
di S.Pachioli
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