FIVI 2019, il Mercato cresce ancora

La manifestazione, iniziata a Piacenza, presso le Fiere della città nel 2011, ha fatto molta strada da un primo evento che i pionieri ricordano con venerazione, anche se davvero nessuno nutre nostalgia per una due giorni allora funestata dalla neve, che vide un afflusso di visitatori meno che modesto e che, onde non presentare rischi per l’ente ospitante, vide i protagonisti di allora impegnarsi in una fideiussione, che garantisse la copertura delle spese in caso di non raggiungimento nemmeno di un minimo di ingressi.

Ebbene, otto anni dopo la questione certamente non si è posta e ragionevolmente non si porrà in futuro: al padiglione occupato da 626 vignaioli e collegato a quello in cui decine di artigiani del cibo hanno offerto piatti e ristoro ai visitatori, il 23-24 e 25 novembre sono entrate complessivamente 22.500 persone.

Il Mercato soprattutto ha vinto la scommessa di un terzo giorno (il lunedì) dedicato espressamente agli operatori, che ha fatto segnare un netto di 4.500 presenze del tutto ragguardevole, se si pone mente alla mancanza di tradizione per questo momento dell’happening.

Foto di Mauro Fermariello. Il caratteristico carrello del Mercato FIVI

Se le cose sono cambiate sotto il profilo degli ingressi, occorre però dire che a livello organizzativo le novità non ci sono state e d’altra parte nemmeno servivano troppo, visti gli ottimi precedenti e il gradimento della formula: banchi tutti uguali, per dimensioni e arredo, disposti lungo corridoi paralleli, con il medesimo spazio per ciascun vignaiolo, ben riforniti di ghiaccio e bicchieri da un eccellente servizio logistico.

La peculiarità di Piacenza sotto il profilo della fruizione risiede nel fatto che si entra ricevendo un bicchiere, si degusta liberamente a ciascuno stand e si compra, direttamente dai vignaioli: non esistono e non sono ammessi banchi presidiati da sommelier; i produttori sono disposti in ordine casuale, con una completa mescolanza delle regioni, creando le condizioni per cui non si possano affollare Toscana e Veneto, per esempio, trascurando a prescindere il Molise o la Valle d’Aosta; non esistono banchi riservati o meccanismi di selezione all’ingresso, come sono ormai d’abitudine negli stand patinatissimi di Vinitaly.

Per questo versi, a Piacenza va in scena il contrario di Vinitaly. L’uguaglianza dimensionale e d’arredo accomuna la rassegna FIVI a Merano Wine Festival, ma la presenza obbligata del vignaiolo, la presenza di piccolissimi accanto a grandissimi nomi, la possibilità di acquisto, incentivata dalla ampia disponibilità di carrelli rendono la kermesse in terra d’Emilia unica nel panorama nazionale.

In poco più di cinque anni il numero di espositori è raddoppiato, mentre quello di visitatori è più che triplicato. E il futuro sembra davvero roseo, sebbene sia ormai imprescindibile un ripensamento della logistica espositiva: i vignaioli indipendenti italiani riuniti nella FIVI veleggiano ormai verso le 1500 unità e un solo padiglione, con 626 posti, implica di dovere dire di no a molte domande di partecipazione. Difficilmente accettabile, dal momento che a Piacenza si svolge anche, prima dell’apertura domenicale, una delle due assemblee ordinarie annuali della FIVI.
Dunque, dinamiche democratiche e commerciali si intrecciano imponendo per il futuro la ricerca di soluzioni che permettano a tutti coloro che lo desiderano di partecipare al Mercato, oltre che naturalmente all’assemblea, come già oggi accade.

 

di Michele A. Fino
foto di Mauro Fermariello
L’articolo completo sarà pubblicato su Vite&Vino 1/2020