Consigli agronomici per qualità e sanità del Pinot grigio

Pinot grigio

Il Pinot grigio, conosciuto nel mondo tedesco con il nome «Ruländer», fa parte del grande gruppo dei «Pinot». In Italia i Pinot più diffusi sono il Pinot bianco e il Pinot nero, oltre a quello grigio.
Quest’ultimo è un vitigno che secondo alcuni autori deriverebbe da una mutazione gemmaria di Pinot nero. L’Italia rappresenta la maggior produttrice di Pinot grigio nel mondo. Soprattutto a partire dal 2010 c’è stata una forte crescita, che si è consolidata con la nascita della nuova doc delle Venezie.

Il Pinot grigio è una varietà che, accanto a molteplici pregi, evidenzia diversi limiti quali la difficoltà di mantenere un costante equilibrio vegeto-produttivo derivante dal suo ridotto vigore e la sensibilità al marciume acido derivante principalmente dalla compattezza del grappolo che determina, in fase di maturazione, delle microlesioni negli acini più interni. Per ovviare a queste problematiche è opportuno adottare delle soluzioni agronomiche che consentano di garantire sanità al grappolo.

Gli aspetti da considerare

Scegliere le selezioni con grappoli meno pesanti e non compatti nelle situazioni di elevata fertilità e buona disponibilità idrica, mentre nei terreni meno fertili e nelle situazioni collinari la scelta potrà orientarsi anche verso selezioni e cloni con grappoli più grandi e mediamente compatti.

Ai prodotti antibotritici va addebitato un compito di aggiustamento della situazione. Il ricorrere al trattamento chimico rappresenta l’ultima procedura in ordine di tempo, ma anche di aspettativa; il marciume, infatti, si contiene principalmente con l’applicazione di oculate pratiche agronomiche e con una corretta scelta clonale.

Non vanno dimenticati gli interventi a verde che hanno lo scopo di garantire un ottimale equilibrio vegeto-produttivo e mantenere ideali condizioni microclimatiche per foglie e grappoli.

Le esperienze di questi ultimi anni hanno dimostrato che il diradamento dei tralci dall’immediata prefioritura (pratica che consiste nel togliere germogli lungo il tralcio, in modo alternato, creando degli spazi nella vegetazione) permette di raggiungere un parziale diradamento della produzione con miglioramento della qualità dell’uva e una riduzione di eccessivi strati di foglie.

L’intervento di sfogliatura meccanica va fatto appena dopo l’allegagione (diametro acini attorno a 3-4 mm). Questo intervento pulisce perfettamente i grappoli dai residui fiorali (è un ottimo antibotritico), dirada qualche acino rendendo meno compatto il grappolo e defoglia molto bene la fascia produttiva.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 1/2020
La sfogliatura migliora qualità e sanità del Pinot grigio
di M. Varner, M. Bonetti, M. Adami, L. Devigili
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