La siccità mette in forte crisi cereali e barbabietole

È allarme siccità per le coltivazioni di mais, frumento e barbabietole in Veneto ed Emilia-Romagna. Secondo i tecnici di Coldiretti Veneto nel veneziano sono secche le piante di barbabietole in pieno campo seminate a febbraio mentre la semina del mais è ferma.

Il mese di marzo è stato particolarmente asciutto e i terreni ormai sono inariditi. Nel Veronese, Padovano e Vicentino sono già partite le irrigazioni di soccorso per frumento e mais: è giusto ricordare – dicono gli esperti di Coldiretti – che l’irrigazione ha dei costi che vanno ad incidere sempre sulla redditività delle aziende già messe a dura prova in queste settimane dall’emergenza coronavirus.

Gli imprenditori agricoli stanno sostenendo spese importanti per le produzioni orticole e frutticole che già fanno ricorso alla risorsa idrica per permettere alle piante di crescere.

La mancanza di acqua si sta facendo sentire pesantemente anche nei comprensori cerealicoli dalle terre di Romagna al Ferrarese, segnala Confagricoltura Emilia-Romagna. Per l’assenza di piogge e le temperature oltre la media stagionale, soffre soprattutto il grano tenero e duro su circa 220.000 ettari di superficie regionale coltivata (in flessione del 4-5% sul 2019), poi il mais seminato da poco, il pisello da industria e alcune colture da seme.

La campagna irrigua è partita in anticipo rispetto alle date previste dagli enti di bonifica, lungo il distretto idrografico del fiume Po – i Bacini interregionali del Reno, del Fissero-Tartaro-Canalbianco, del Conca-Marecchia e i bacini regionali Romagnoli – e ora si guarda con attenzione al livello del fiume Po che a Pontelagoscuro segna -5,40 m, con il timore della risalita del cuneo salino che, in queste zone, metterebbe a rischio le colture.
Allerta confermata anche nel vicino Polo idraulico Pilastresi che mostra quote in tendenziale calo, sempre più vicine alla soglia limite oltre la quale si rende necessaria l’attivazione degli impianti sussidiari per poter assicurare acqua ai terreni coltivati.

Nel frattempo, le risaie lombarde e piemontesi si accingono a essere sommerse dall’acqua del Po tramite i suoi affluenti di sinistra, essenziali per le coltivazioni del principale areale risicolo del Paese.

L’Anbi segnala inoltre che, dopo un inverno sotto media ma superiori allo scorso anno, le portate del fiume Po risultano ora inferiori al 2019 e hanno obbligato l’Autorità competente ad un richiamo sull’uso oculato della risorsa idrica; i flussi in alveo sono in diminuzione fin dal transito in Piemonte, dove solo la Dora Baltea è superiore allo scorso anno, mentre il Tanaro è dimezzato e la Stura di Lanzo è addirittura al 25% del 2019. Tale situazione si pone in un quadro regionale che vede le piogge di Marzo diminuite del 34,6% in un solo anno.

Migliore pare presentarsi la congiuntura idrica nel Veneto dove, a Marzo, sono caduti mediamente 89 millimetri di pioggia contro una media di 68,1; ciò nonostante, i fiumi sono appena sopra i livelli del minimo deflusso vitale, ma i laghi alpini hanno immagazzinato rassicuranti quantità idriche, così come è ancora cospicuo il manto nevoso alpino.

Per quanto riguarda i grandi laghi è sceso sotto la media storica anche il lago Maggiore (ora a meno del 60% del riempimento), mentre restano abbondantemente sotto media anche il lago di Como (20% del riempimento) e d’Iseo (27% del riempimento); unico a godere di ottima salute è il principale bacino italiano, quello del Garda, ad oltre il 92% del riempimento.