Prossime semine: grano duro probabilmente in aumento

Come si orienteranno le scelte di semina per i cereali autunno-vernini, da sempre in bilico tra ipotesi di resa e scommesse sull’andamento dei mercati? Per esplorare le intenzioni degli agricoltori, L’Informatore Agrario ha condotto una ricerca rivolta a un panel di oltre 10.000 operatori profilati per l’area di interesse «seminativi».

L’indagine, web survey anonima aperta dal 27 luglio al 7 settembre 2020, oltre a sondare le intenzioni di semina, ha anche esplorato l’adozione del disciplinare di produzione biologica.

Semine 2020-21: tendenza positiva per il grano duro

I dati riportati nel grafico 3 evidenziano una tendenza in linea con la normale rotazione agraria. Nelle colture esaminate, circa metà degli agricoltori (49-57%) intende mantenere le superfici dell’anno precedente, mentre la quota rimanente prevede delle variazioni in aumento o in diminuzione.


Nello specifico emerge una prospettiva decisamente positiva per il grano duro, sicuramente favorita dal buon risultato della campagna: a fronte di un 30% di intervistati che intende aumentare la superficie, solo un 22% pensa di ridurla.

Questa tendenza sembra riflettersi prevalentemente su una speculare riduzione dei cereali minori e dell’orzo, mentre per il grano tenero, come per le leguminose, si prospetta sostanzialmente una tenuta sui livelli dello scorso anno.

Scelte colturali: le motivazioni

Non sorprende che la rotazione sia la principale motivazione influente sulle intenzioni di semina, dato che negli ultimi 3 anni si è sempre confermata nella posizione di testa. Analizzando l’evoluzione in questo arco temporale, colpiscono invece due fattori: il primo è che tre anni fa la rotazione era seguita abbastanza da vicino dai prezzi di mercato e dai costi di produzione; oggi dopo la rotazione si collocano (peraltro con importanza dimezzata) i fattori organizzativi.

Questo fenomeno descrive in maniera significativa il cambiamento di atteggiamento degli imprenditori agricoli, che si è spostato da un’ottica più spiccatamente commerciale e opportunista a un approccio che privilegia i fattori agronomico-organizzativi, incrociando la buona pratica agricola con le esigenze della condizionalità dettata dalle regole della Pac e (per chi è coinvolto) con i disciplinari di produzione biologica. Coerentemente con ciò, anche i contratti di coltivazione, pur restando in posizione decisamente più marginale, hanno gradualmente aumentato il loro peso nell’influenzare le scelte.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 31/2020
Semine 2020-2021: probabile ripresa per il grano duro
di S. Cittar
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