Mais: la resa in granella non dipende dal tipo di irrigazione

Una delle principali sfide per una maiscoltura competitiva e di qualità è la gestione idrica. Ciò è ancora più centrale in un contesto di cambiamento climatico che negli anni si manifesta sempre con maggiore evidenza, con temperature medie più elevate, ondate di calore, e precipitazioni inferiori e/o mal distribuite.

In questo contesto si inserisce il progetto Psr Veneto Misura 16 – Gruppo Operativo GIAcAMI (Gestione integrata di acqua e azoto con diversi metodi irrigui) finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 allo scopo di analizzare le prestazioni di differenti metodi irrigui in condizioni operative e sviluppare strumenti di supporto all’agricoltore nelle scelte di gestione irrigua e dell’azoto del mais.

Dall’analisi dei dati relativi alle produzioni di mais dell’ultimo decennio (2009-2020) ottenuti nelle aziende Borgoluce e Sagrivit su terreni con diversa tessitura e adottando differenti metodi irrigui, nessuno tra questi ha mostrato una resa in granella significativamente differente dagli altri (grafico 2).


Ciò dimostra che ogni metodo irriguo può potenzialmente fornire rese soddisfacenti e che quindi la scelta di un metodo piuttosto che un altro non può essere fatta soltanto confrontando le rese, ma deve prendere in considerazione anche gli aspetti economico-organizzativi e la gestione complessiva del territorio, senza sottovalutare i servizi ecosistemici derivanti dall’irrigazione. Va quindi evidenziato che tutti i metodi irrigui studiati sono risultati efficaci in termini produttivi, ma tra loro differiscono anche in modo rilevante in termini di efficienza d’uso dell’acqua irrigua, ovvero la resa di prodotto ottenuto per unità d’acqua fornita con l’irrigazione.

Se da un lato i principali fattori discriminanti considerati per la scelta di un metodo irriguo a livello aziendale sono i costi dell’investimento iniziale e la manodopera necessaria per l’intervento irriguo, dall’altro lato va però ricordato che in un contesto di cambiamento climatico e di normative sempre più stringenti, nella pianificazione dell’irrigazione e, quindi, della gestione dell’acqua, è fondamentale considerare il consumo di risorsa idrica totale.

Alla luce del fatto che si paventa una riduzione di disponibilità d’acqua irrigua nei mesi estivi in gran parte del territorio italiano, è strategico lavorare per aumentarne l’efficienza d’uso. Metodi efficienti alternativi sono quelli a pioggia, tra i quali il rotolone risulta particolarmente adatto per l’irrigazione di soccorso. Ultima frontiera nel risparmio idrico è la microirrigazione, sistema che però risulta essere ancora in «fase sperimentale».

Si tratta di impianti fissi interrati, ancora da ottimizzare per i seminativi, oppure a impianti predisposti annualmente con manichette monouso aventi elevati costi fissi legati a stesura e smaltimento, indipendentemente dal reale utilizzo durante la stagione. Ciononostante, questi impianti stanno conoscendo crescente diffusione, in quanto permettono di dosare efficacemente l’acqua irrigua, ma anche il fertilizza in modo più sincrono alle necessità della coltura.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 24/2021
Confronto sull’efficacia dei metodi per irrigare il mais
Di A. Toffanin, L. Bortolini, C. Maucieri, G. Furlanetto, F. Morandin, M. Borin
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