Agricoltura conservativa, diffusione in Italia e prospettive nella Pac post-2020

agricoltura conservativa

La crescente attenzione per i temi ambientali da parte dell’Unione Europea e considerato lo stato in cui versano i suoli agricoli dell’Unione, e in particolare dell’Italia, rendono evidente come la futura Pac dovrà operare in modo da favorire l’incremento della sostanza organica e la riduzione dei fenomeni di erosione.

Per queste finalità è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo benefico che possono svolgere pratiche di agricoltura conservativa come la semina su sodo (no till) e la copertura del suolo mediante cover crops (colture di copertura). Si tratta di pratiche benefiche per il suolo che stanno riscontrando crescente interesse in tutto il mondo, e (per fortuna) anche in Italia.

Nell’attuale periodo di programmazione 2014-2020, 17 Psr hanno programmato una serie diversificata di interventi volti a promuovere direttamente l’uso sostenibile e la conservazione dei suoli e delle loro funzioni ecosistemiche, destinando nel complesso più di 500 milioni di euro per una superficie target di intervento di oltre 330.000 ettari.

Gli interventi previsti dai Psr per questo impegno variano a seconda delle Regioni e includono in generale:

  • adozione di pratiche di agricoltura conservativa (semina su sodo, cover crops, minime lavorazioni);
  • pratiche per l’incremento della sostanza organica (sovesci, apporto di ammendanti organici);
  • pratiche di inerbimento di frutteti e vigneti;
  • ampliamento degli avvicendamenti e introduzione di colture miglioratrici in rotazione;
  • conversione dei seminativi in prati, prati-pascoli e pascoli.

I dati sugli interventi Psr

L’analisi delle Relazioni annuali di attuazione (aggiornati al 31 dicembre 2018) e dei Rapporti di valutazione intermedia (aggiornati al 2019) prodotti dalle autorità di gestione dei Psr delle 21 Regioni e Province autonome italiane evidenzia un ottimo stato di avanzamento di tutti gli interventi dedicati squisitamente alla salvaguardia del suolo, seppur con alcune differenze fra territori.

I Psr delle Regioni italiane hanno programmato in modo piuttosto diversificato questo tipo di sostegni, prevedendo in alcuni casi operazioni ampie, articolate in set di interventi specifici dedicati ad altrettante pratiche specifiche, e in altri casi operazioni incentrate direttamente su una singola pratica specifica.

Nel primo caso ricade, ad esempio, il Psr Toscana che ha previsto un’Operazione «a ombrello» (10.1.1 Conservazione del suolo e della sostanza organica) comprensiva di quattro Interventi specifici (10.1.1.1 Semina su sodo, 10.1.1.2 Semina su sodo + introduzione di colture di copertura, 10.1.1.3 Introduzione di colture di copertura, 10.1.1.4 Inerbimento delle colture arboree specializzate).

Nel secondo caso ricade invece, ad esempio, il Psr Puglia che ha previsto un Intervento specifico per l’agricoltura conservativa (10.1.3 Agricoltura conservativa).

Tra queste due tipologie di scelta, si registra poi una grande variabilità di combinazioni che prevedono più o meno cumulabilità fra impegni e pagamenti diversi.

Un’analisi più accurata permette però di evidenziare che 15 Psr hanno previsto un sostegno squisitamente dedicato all’introduzione di pratiche di agricoltura conservativa nei seminativi basate almeno sulla semina su sodo o sulle minime lavorazioni. La spesa programmata per questo tipo di impegni ammonta a oltre 280 milioni di euro, per una superficie target di intervento di quasi 200.000 ettari. Di questi, a dicembre 2018, risultano raggiunti circa 230.000 ettari, superficie che supera il 100% della soglia target programmata.

Uno sguardo al post-2020

Date le premesse sul quadro strategico dell’Unione in materia di tutela del suolo, considerato il percorso di inverdimento della Pac e il «successo» delle misure agroambientali dedicate alla conservazione del suolo, è possibile immaginare che anche nella futura programmazione ci sarà spazio per prevedere interventi mirati a sostenere l’agricoltura conservativa e la tutela dei suoli dall’erosione.

Per il futuro, però, è bene iniziare a prendere in considerazione alcuni elementi che saranno sicuramente dirimenti per la programmazione degli interventi che potranno essere messi in campo:

  • condizionalità rafforzata: l’asticella delle regole obbligatorie che gli agricoltori devono rispettare per poter beneficiare dei pagamenti si alzerà ulteriormente. Avvicendamenti colturali e regimazione delle acque superficiali saranno guidati da regole sempre più stringenti che hanno l’obiettivo di portare una platea sempre più ampia di agricoltori a dover rispettare il suolo, a prescindere dai pagamenti;
  • meccanismo maggiori costi-mancati guadagni: per i pagamenti agroambientali dei Psr continuerà a valere la regola della compensazione dei disagi economici connessi all’adozione di certi impegni ambientali. Pratiche benefiche per l’ambiente, ma economicamente non-svantaggiose, dovranno per questo essere ancor di più incentivate attraverso misure indirette come ad esempio formazione, consulenza o preferenzialità nel sostegno all’acquisto di macchinari dedicati;
  • uso sostenibile dei fitosanitari: ci sarà sempre meno spazio per la chimica di sintesi nella Pac, e questo richiederà una maggiore diffusione di pratiche di gestione integrata delle fitopatie e delle infestanti. Il ricorso alle cover crops non dovrà essere più una opzione, ma un punto fermo di percorsi colturali che dovranno essere sempre più orientati ai principi dell’agroecologia;
  • azioni collettive: ci sarà sempre più spazio per l’adesione di più agricoltori a schemi comuni di impegno ambientale, con l’obiettivo di cumulare su base territoriale o di filiera impatti ambientali più cospicui e diffusi;
  • impatti misurabili: la società chiede sempre più conto dei risultati della spesa sostenuta dalla Pac in materia di tutela ambientale. I pagamenti saranno legati sicuramente al rispetto delle regole come accaduto fino a oggi, ma sempre di più anche alla misurazione oggettiva degli impatti ambientali che il rispetto di tali regole riuscirà a garantire.

La «difesa» delle misure per la conservazione del suolo sarà tanto più agevole quanto più tali pratiche riusciranno a dimostrare di essere capaci di aumentare il contenuto di sostanza organica del suolo e a ridurre l’erosione.

 

 

Tratto dall’articolo in corso di pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 2/2020
Tutela del suolo, priorità UE nelle politiche post-2020
di D. Marandola, A. Papaleo
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