Emergenze fitosanitarie in orticoltura: la prima difesa è l’informazione tecnica

Sintomi da Fusarium oxysporum su lattuga

Così come vive una continua evoluzione sotto il punto di vista commerciale e tecnico, il comparto orticolo è costantemente sotto attacco di emergenze fitosanitarie, che vanno monitorate e affrontate in una logica di rete tra i vari attori coinvolti.
Questo il tema dell’incontro tecnico «Sotto tiro: problematiche orticole emergenti» organizzato lo scorso 19 giugno al Centro Sperimentale Orticolo “Po di Tramontana” da Veneto Agricoltura e l’U.O. Fitosanitario della Regione Veneto con l’obiettivo di indicare le vie d’uscita dal labirinto di alcune nuove problematiche fitosanitarie e per fare il punto sulle opportunità e i vincoli (tecnici e normativi) dell’impiego di fosfiti e fosfonati, argomento al centro del dibattito del mondo orticolo.

Dopo i saluti del direttore di Veneto Agricoltura Alberto Negro e del referente dell’U.O. Fitosanitario Antonio Mingardo, il responsabile del Centro Po di Tramontana Franco Tosini ha presentato la prima sessione, relativa alla problematica Fusarium su aglio e lattuga.

Fusarium su aglio e lattuga: strategie di difesa

Per l’aglio il nemico numero uno è senza dubbio il marciume dei bulbi causato da Fusarium proliferatum -ha spiegato Ilaria Alberti del CREA CI – che può determinare perdite produttive in post raccolta dal 10-15% fino anche al 70%. La temperatura ideale dello sviluppo è attorno ai 20-25 °C, ma può sopravvivere a -10 °C anche per 30 anni. Oltretutto, ha evidenziato Alberti, è un fungo produttore di diverse micotossine ed è estremamente ubiquitario, per cui la gestione integrata di difesa deve partire da semi sani passando per altre strategie, come ad esempio la termoterapia o l’impiego dei biofumiganti per la disinfezione del suolo.
Antonio Prodi e Maria Teresa Senatore, del Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna hanno fatto il punto su una sperimentazione che per la prima volta in Italia ha isolato la razza 4 di Fusarium oxysporum f. sp. lactucae da campioni provenienti dal Veneto, e precisamente da Lusia (RO), Verona e Lendinara (RO).

Contro questa problematica la prevenzione, cioè materiale sano certificato e sanificazione di attrezzi, macchine e indumenti, è fondamentale così come lo sono l’impiego di cultivar resistenti, la rotazione e la solarizzazione. La sessione è stata conclusa da Massimo Montanari, del CREA CI, che ha illustrato le varie opportunità offerte da sovesci con colture biofumiganti che possono dare un aiuto in termini di corretta gestione e ripristino della fertilità dei suoli e un contributo all’auto-immunità dell’agroecosistema da organismi patogeni, a patto di operare con le giuste varietà e metodiche.

I partecipanti all’incontro tecnico presso il Centro sperimentale orticolo “Po di Tramontana”

Virosi emergenti del pomodoro

Alessandro Raiola, del Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf) dell’Università di Padova, ha toccato un altro argomento caldo per l’orticoltura veneta, le virosi del pomodoro.
I crescenti scambi e commerci internazionali di materiale vegetale aumentano il rischio di introdurre nuovi virus e i loro vettori nei sistemi di produzione, ha evidenziato Raiola, e il cambiamento delle condizioni climatiche può contribuire ad una diffusione di successo dei virus appena introdotti o dei loro vettori, e alla endemizzazione di questi in aree precedentemente sfavorevoli. Inoltre – ha sottolineato – le strategie di controllo basate sulle resistenze dell’ospite possono essere compromesse dal continuo emergere di nuovi ceppi di virus esistenti o di virus completamente nuovi. Su questo fronte una certa preoccupazione è legata a due virus emergenti: Accartocciamento fogliare del pomodoro New Delhi (ToLCNDV, Tomato leaf curl New Delhi virus), un rischio per i nostri areali di coltivazione perché trasmesso dalla mosca bianca e in grado di infettare sia solanacee che cucurbitacee e il virus delle nervature gialle del peperone che è stato rinvenuto in Spagna nel 2013 e in Italia nel 2016.

Per prevenire la minaccia di questi virus è importante impiegare materiale di propagazione, semi e piante esenti da virus, mentre per contenerne la diffusione è necessario applicare norme igienico sanitarie durante le fasi di coltivazione e tra una coltura e l’altra (virus trasmessi per contatto) e controllo dei vettori (mezzi chimici, fisici).

Il punto sui fosfiti

L’incontro si è concluso con un altro argomento di elevato interesse per gli operatori, i fosfifi e i fosfonati. A parlarne è stato Giovanni Miglio, esperto di difesa delle colture, che ha spiegato come il fosfito sia molto attivo nelle piante e svolga una funzione protezione e cura soprattutto per organi verdi e in accrescimento. I fosfiti sono leggermente instabili e tendono a reagire e ad avere degli effetti quasi immediati. Inoltre – ha continuato – la molecola è idrosolubile e facilmente assorbita dalle piante sia attraverso le radici sia le foglie.

Un punto importante toccato da Miglio è legato alla differenza tra fosfiti e tradizionali fertilizzanti fosfatici: questi ultimi devono essere applicati in grandi quantità per avere risultati significativi, poiché solo una piccola quantità di fosforo è disponibile per le piante, mentre i fosfiti, oltre all’azione nutritiva, possiedono un’azione stimolante sulla vegetazione e sulle auto difese della pianta (Resistenza Indotta Sistemica – RIS).

 

Lorenzo Andreotti