L’ accordo tra Unione Europea e Stati Uniti che prevede l’eliminazione dei dazi d’importazione su alcuni prodotti agricoli, tra cui ben 500 mila tonnellate di frutta a guscio, sta scatenando un forte allarme. Secondo Dario Di Vincenzo, presidente della Federazione di Prodotto frutta a guscio di Confagricoltura, «il settore agricolo è diventato una merce di scambio negli accordi internazionali, dove prevalgono gli interessi industriali».

Presidente, qual è la situazione della produzione italiana di frutta in guscio?
L’Italia si posiziona tra i primi dieci produttori mondiali di frutta a guscio, con una produzione di 290 mila tonnellate nel 2024. Tuttavia, l’offerta interna è spesso insufficiente a causa di fattori che hanno ridotto la produzione, rendendo necessario un maggiore ricorso alle importazioni.
Perché l’accordo UE-Usa sui dazi è così preoccupante?
La decisione di azzerare i dazi su prodotti giudicati «non sensibili» è allarmante: le perdite stimate per il bilancio UE, circa 230 milioni di euro in mancate entrate doganali per i prodotti agricoli e 63 milioni di euro per quelli ittici, saranno ampiamente compensate dalla riduzione dei dazi statunitensi su altri settori, come l’auto. In pratica, l’agricoltura viene usata come componente compensativa negli accordi politici internazionali.
Com’è la bilancia commerciale UE, Italia e USA?
Esiste già un forte squilibrio commerciale. Gli Usa sono il principale produttore ed esportatore mondiale di pistacchi, mandorle e noci, e sono sul podio anche per le nocciole. L’Italia, invece, è il sesto maggiore importatore mondiale di frutta a guscio. La nostra bilancia commerciale per il settore è fortemente passiva.
Quali sono gli effetti di questa scelta sui Paesi fornitori extra-UE?
La decisione europea non solo aumenta la pressione competitiva interna, ma inasprisce anche la competizione tra i fornitori extra-UE, che sono oggi i principali fornitori dell’Italia. L’afflusso di merce a dazio zero dagli Stati Uniti costringerà questi Paesi a competere sul prezzo, a possibile discapito della qualità e della sicurezza alimentare. Questo scenario minaccia la tenuta di molte aziende italiane, già in difficoltà per i cali produttivi, che per le sole nocciole hanno toccato il 50% in alcune aree.
Si può tutelare la filiera nazionale?
Per tutelare le nostre aziende e i consumatori europei, sarebbe necessario garantire un sistema basato sul principio della reciprocità. Questo significa che le produzioni estere dovrebbero adeguarsi agli stessi standard fitosanitari, di controlli e di tracciabilità richiesti in Europa.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 29/2025
I dazi zero agli USA minacciano la frutta secca UE
di G. Menna
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