Mancano politiche per i giovani agricoltori

L’ agricoltura di oggi è un settore che parla sempre più il linguaggio della tecnologia, dell’innovazione e del progresso scientifico.
Ma se non ci sono giovani, la rivoluzione digitale, l’agricoltura 5.0 e il progresso rischiano di restare solo sulla carta.
L’Italia si trova in una situazione davvero critica quando si parla di ricambio generazionale nel settore agricolo.
Lo sottolinea Enrico Calentini, presidente di Agia, l’Associazione dei giovani agricoltori di Cia.

Enrico Calentini, presidente di Agia (Associazione giovani imprenditori agricoli) di Cia

Presidente, il problema della mancanza di giovani è economico?

Dimentichiamoci della vecchia idea che i giovani non vogliono lavorare in agricoltura.
La verità è che il problema è principalmente di natura finanziaria.
Oggi, avviare un’azienda agricola può costare tra 300.000 e 500.000 euro.
Purtroppo non ci sono misure europee che facilitino l’acquisto della terra.

Le politiche nazionali sono efficaci?

Purtroppo i risultati non sono stati quelli sperati.
La misura «Generazione Terra» di Ismea, che permette l’acquisto di terreni, ha un budget piuttosto limitato.
Anche la «Banca della terra» funziona solo in parte, e spesso i lotti sono troppo grandi, rendendo difficile trovare un compromesso.
La verità è che non ci sono fondi specifici per i giovani e il tavolo di confronto con il Ministero, che era stato istituito dalla legge 36, non viene convocato.

Oltre ai fondi, quali altre difficoltà?

C’è una grande difficoltà nell’accesso al credito. Le banche considerano i giovani agricoltori come un rischio maggiore.
La maggior parte dei giovani che entra nel settore agricolo sono figli di agricoltori già titolari, e subentrano nell’attività di famiglia. Quelli che partono da zero sono una minoranza.

Lo spopolamento delle aree interne è collegato alla mancanza di giovani?

Certamente.
Un rapporto di Nomisma ha messo in luce che, in vent’anni (dal 2000 al 2020), ben 1,3 milioni di aziende hanno chiuso, e di queste, tre su quattro si trovavano in zone collinari e montane, portando alla perdita di 850.000 ettari di sau.
Spopolamento vuol dire abbandono, mancanza di servizi e difficoltà operative amplificate.

Quale ruolo gioca l’Unione europea?

Le prospettive non sono affatto incoraggianti. A livello europeo si vogliono unire i Fondi di coesione con quelli agricoli, con un taglio di oltre 80 miliardi di euro.
Noi di Agia (così come Cia tutta) continueremo a fare pressione a livello europeo.
In particolare lotteremo − di concerto con il Consiglio europeo dei giovani agricoltori, il Ceja − per assicurarci che una parte significativa dei fondi venga destinata alle aziende giovanili.

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 28/2025
Mancano politiche per i giovani agricoltori
di G. Menna
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