Una constatazione è ormai a tutti evidente: la Pac 2023- 2027 è complessa ogni oltre ragionevole limite e questo genera problemi applicativi e gestionali, le cui conseguenze sono pagate dagli agricoltori che vedono diminuire il sostegno pubblico, aumentare i costi burocratici e di conformità (il rispetto delle regole di ammissibilità) e ritardare i tempi di incasso dei premi e delle indennità.
L’Unione europea si è resa conto di ciò e ha lanciato un’iniziativa che la Commissione ha di recente etichettata come «senza precedenti» per la semplificazione amministrativa, con il taglio del 35% del carico burocratico che pesa sulle piccole e medie imprese (pmi). Ora bisogna passare dalle parole ai fatti, iniziando ad applicare il principio della semplificazione anche in Italia.
Misure inadeguate
Con la riforma del 2023-2027 sono aumentati i vincoli di condizionalità (a quella ambientale si è aggiunta anche la condizionalità sociale) e inoltre c’è stata la novità degli Ecoschemi.
Si sta cercando di ovviare alla complessità con la tecnologia.
A oggi però queste novità non hanno ancora prodotto i risultati attesi, anche perché c’è bisogno di una fase di rodaggio per tutti gli organismi coinvolti.
Agricoltori vittime e non attori della Pac
Poi c’è una questione della quale poco si parla: l’agricoltore è tenuto ai margini.
L’Amministrazione ha scelto la discutibile opzione di affidarsi completamente al ruolo di interfaccia dei Centri di assistenza (i Caa), con il risultato imbarazzante che nessun imprenditore si sogna di gestire in proprio il fascicolo aziendale in autonomia.
A tale riguardo, preme ricordare che, in base a un recente sondaggio europeo, circa il 41% degli agricoltori inoltra le domande senza alcun aiuto o con un’assistenza limitata da parte di consulenti esterni.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2025
La Pac 2023-2027 va semplificata ora
di E. Comegna
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