Il Green Deal complica il cammino della nuova Pac

consiglio Ue

Avere la riforma della Pac a livello europeo entro maggio, al massimo giugno, così che i Paesi membri possano preparare i piani strategici per l’applicazione, è l’obiettivo che tutte le istituzioni Ue si prefiggono, ma sono ancora tante le differenze politiche tra le posizioni di Europarlamento, Consiglio e Commissione.

C’è, particolare, l’anomalia, di una Commissione europea che ha dovuto modificare in corsa alcune delle priorità indicate dall’impianto della riforma del 2018 per andare incontro al Green Deal. «La Commissione europea negozia tenendo conto della sua posizione originaria sulla riforma del 2018 e delle variazioni avvenute con l’approvazione del Green Deal. È un po’ snervante» ha detto il relatore dell’Europarlamento per i piani strategici Peter Jahr.

In pratica, ha precisato l’eurodeputato, invece che su un testo di quattro colonne, con la posizione delle tre istituzioni e una per i compromessi su ogni articolo dei testi regolamentari, si negozia con cinque colonne, perché la Commissione mette in evidenza le differenze tra la sua visione del 2018 e quella «corretta» dal Green Deal.

La vicenda che riassume l’anomalia del Green Deal e la tensione tra aspetto politico e tecnico è emersa dal Consiglio di lunedì 25 gennaio: i ministri, nella loro posizione, hanno modificato in modo sostanziale gli allegati del regolamento sui piani strategici, nella parte degli indicatori per misurare la performance ambientale, economica e assicurare il monitoraggio finanziario della Pac.

Questioni tecniche che diventano sempre più essenziali nella partita della Pac giocata tra Stati e Bruxelles.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 3/2020
Dialogo difficile sulla nuova Pac
di A. Di Mambro
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