Stangata in arrivo sul costo dell’azoto

Stangata in arrivo sul costo dell’azoto
Dal 1° gennaio 2026, cioè tra pochissime settimane, entrerà in vigore il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), un regolamento dell’UE che impone una tassa sulle emissioni di carbonio delle merci importate per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni (carbon leakage). Con il nuovo anno, gli importatori dovranno pagare una tariffa per coprire le emissioni di CO2 incorporate in beni ad alta intensità di carbonio come acciaio, alluminio, cemento, idrogeno, elettricità e fertilizzanti.

Un meccanismo complesso

«Il meccanismo, in sostanza, mira a uniformare il costo del carbonio tra i produttori UE e quelli extra UE e ad incentivare la produzione più pulita anche al di fuori dei confini europei ma, se non ci sarà uno slittamento della data di effettiva applicazione, determinerà un aumento consistente nelle tariffe di importazione per l’azoto e di conseguenza tutti i fertilizzanti che lo contengono.

oriano bezzi ad di panfertil
Oriano Bezzi, AD di Panfertil

Per l’urea, ad esempio, parliamo di 50-60 euro/t. Cifra che, per forza di cose, impatterà sui costi di acquisto per gli agricoltori».
A segnalare questa seria problematica è Oriano Bezzi, amministratore delegato di Panfertil (società che importa e produce fertilizzanti con sede al porto di Ravenna) intervistato da L’Informatore Agrario.
«Mi stupisce che sulla faccenda le organizzazioni sindacali non abbiano fatto sentire adeguatamente la propria voce. Sugli NP il discorso è analogo, l’aumento delle tariffe all’import extra UE sarà da 20 a 40 euro/t e viene calcolato sulla quota di azoto. Una stangata contro la quale ormai si può fare poco, salvo premunirsi anticipando per quanto possibile gli acquisti dei fertilizzanti». Un grattacapo non da poco per le imprese agricole, considerando che stiamo già vivendo una fase con prezzi decisamente sostenuti sia per i fertilizzanti azotati sia per i fosfatici «che raramente hanno avuto prezzi al livello di quelli attuali. Risultato questo legato a doppio filo a una visione miope della politica europea sulla gestione del regime sanzionatorio verso la Russia piuttosto che a una reale situazione di mercato», aggiunge Bezzi.

Urea: servono regole, non divieti

Altra seria problematica che interessa la fertilizzazione è il bando all’uso dell’urea in Pianura Padana previsto per il 2028, per il quale manca una chiara strategia di sostituzione e adattamento del sistema: «Oggi abbiamo tutte le tecnologie agronomiche in grado di contenere le emissioni di ammoniaca in atmosfera, pensiamo all’interramento localizzato sulla fila o ai prodotti a lenta cessione, inoltre siamo in grado di produrre urea ricoperta con coating speciali o trattata con inibitori. Quello che serve – sottolinea Bezzi – è una regolamentazione chiara, non un divieto. Speriamo che il provvedimento allo studio tenga ben presente questi aspetti».

Novità a marchio Panfertil

Sul fronte delle novità a marchio Panfertil, Bezzi segnala Agrostart 52: «Un fertilizzante NP con titolo 6-46 mai arrivato prima in Italia, molto interessante perché ha un costo per unità fertilizzante inferiore del 10% rispetto a un classico NP 18-46, risparmio che incide in modo rilevante sui costi di produzione. Credo sia un plus non da poco, in questo momento, basti pensare alla marginalità media di colture come il mais o il frumento», conclude.