Tempi lunghi per il dossier europeo sui fitofarmaci

Nel primo Consiglio agricolo della presidenza ceca, a luglio, è emerso che a occuparsi del regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci saranno proprio i ministri dell’agricoltura e non, come ipotizzabile visti i primi passi dell’iter legislativo, quelli dell’ambiente. Potrebbero quindi arrivare modifiche anche significative al provvedimento.

I ministri riuniti a Bruxelles in genere non hanno criticato l’obiettivo di riduzione a livello Ue del 50% entro il 2030, quanto evidenziato gli ostacoli all’applicazione concreta del regolamento. La commissaria responsabile, Stella Kyriakides, ha risposto che la proposta di regolamento già recepisce le istanze di tutti.

Ma qualcosa dovrà cambiare su metodo di calcolo dei target nazionali, definizione di aree sensibili (nelle cui vicinanze secondo la Commissione europea dovrebbe esserci assoluto divieto di utilizzo di chimici per l’agricoltura) e complessità dei compiti che la riforma richiede alle amministrazioni nazionali, argomenti ricorrenti negli interventi dei Ventisette.

Anche il ministro tedesco Cem Ozmir, dei Verdi di Berlino, ha ammesso che nel suo Paese una definizione troppo stringente di «area sensibile» causerebbe una «significativa riduzione delle superfici agricole» e ha sottolineato la necessità di mettere a disposizione degli agricoltori «alternative, come specie più resistenti».

In generale, la presidenza ceca non sembra avere fretta sul dossier. «Il dibattito sul regolamento è cominciato a livello tecnico – ha detto in conferenza stampa il ministro ceco e presidente di turno del Consiglio Zdenek Nekula – ora dipende dagli Stati membri, noi vogliamo assicurare uno svolgimento equilibrato del dibattito». Tradotto: non è una priorità del nostro semestre.

Ma neanche si potrà andare troppo in là. Al suo arrivo all’Europa Building di Bruxelles il ministro spagnolo Luis Planas ha scoperto le carte: «il dossier per noi è importantissimo e vogliamo chiuderlo con la nostra presidenza, nel secondo semestre del 2023, siamo gli unici che possiamo concludere l’iter legislativo prima delle elezioni europee del 2024».