Scaphoideus titanus, conoscerne la biologia per orientare le strategie di gestione

Virosi vite

A oggi Scaphoideus titanus è da ritenersi ancora il vettore per antonomasia della flavescenza dorata. Inizialmente ritenuto presente solo a cavallo del 45° parallelo, negli ultimi anni è stato ritrovato anche in ambienti mediterranei (Sud Italia) e mitteleuropei (Germania, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca).

Scaphoideus titanus
Scaphoideus titanus

Se il suo monovoltinismo non è stato messo in discussione (svolge 1 generazione l’anno, con svernamento allo stadio di uovo), il potenziale riproduttivo in termini di longevità e fecondità delle femmine sembra essere molto maggiore di quanto conosciuto negli anni 60. In passato la fecondità era stimata in circa 15 uova per femmina e la durata dello stadio immaginale era ritenuta di circa un mese.

Al contrario, gli adulti possono vivere oltre 2 mesi e le femmine depongono in media 60 uova, con un massimo di 100.

Dispersione

Recenti studi con la tecnica dell’immunomarcatura hanno permesso di chiarire le capacità di dispersione di S. titanus dimostrando che gli adulti possono percorrere in volo distanze di oltre 300 m (in alcuni casi fino a 2 km) anche se la maggior parte degli stessi viene ritrovata entro 30 m di distanza. Questo aspetto ha posto l’attenzione sui focolai di reinfestazione costituiti da boschi e aree incolte in cui sia presente la vite, generalmente sotto forma di ricacci lianosi di portainnesti inselvatichiti.

Di norma la vite, essendo eliofila, si ritrova prevalentemente ai margini o in presenza di radure; la lotta alla flavescenza dorata passa dunque anche dalla gestione razionale di tali aree, evitando di rimuovere la vite nel periodo in cui sono presenti gli adulti (luglio-ottobre), per evitare che gli stessi si spostino in vigneto.

Modalità di trasmissione

Ma la novità più grande riguarda la revisione del paradigma di trasmissione della flavescenza dorata nelle sue fasi di acquisizione, latenza e inoculazione.

In passato l’acquisizione era ritenuta possibile solo da parte degli stadi giovanili (III età e oltre) e il tempo di latenza era stato fissato in 4 settimane. Una recente ricerca ha dimostrato, invece, che gli adulti sono in grado di acquisire a loro volta i fitoplasmi e di completare la latenza diventando infettivi entro 1-2 settimane.

Dal punto di vista epidemiologico questa capacità si traduce in un elevato potenziale d’infezione da parte degli adulti provenienti dall’esterno, in caso di presenza in vigneto di viti infette che fungono da fonte d’inoculo. Inoltre, la concentrazione dei fitoplasmi all’interno dei tessuti vegetali risulta massima alla fine della stagione estiva (agosto-settembre) quando S. titanus si trova allo stadio adulto: tale aspetto aumenta inevitabilmente l’efficienza di acquisizione da parte del vettore.

Ci si trova quindi di fronte a due cicli di trasmissione della flavescenza dorata:

  • uno secondario, in cui gli esemplari nati da uova deposte in vigneto (giovani e successivamente adulti) acquisiscono i fitoplasmi alimentandosi su viti infette e successivamente li trasmettono a viti sane;
    uno primario, dove adulti provenienti dall’esterno sono in grado di trasmetterli alle viti sane, avendoli già acquisiti da viti inselvatichite o acquisendoli direttamente in vigneto da viti infette.

Questo aspetto rende necessaria una revisione delle strategie di difesa fitosanitaria obbligatoria. Infatti, mentre gli stadi giovanili presenti in vigneto sono più facili da controllare mediante trattamenti insetticidi, da effettuare prima che questi siano in grado di infettare piante sane (cioè prima della comparsa della V età giovanile), per gli adulti provenienti dall’esterno la gestione è più complicata, anche per la limitata disponibilità di sostanze attive persistenti, che potrebbero garantire una maggiore protezione alla vite.

Un altro problema è infine rappresentato dalla presenza di adulti di S. titanus in tarda stagione, dato che i tempi di carenza di alcune molecole insetticide le rendono poco compatibili con le esigenze di vendemmia:

  • vitigni precoci, vendemmiati tra la fine di agosto e la prima decade di settembre, non possono essere trattati oltre la metà di agosto (quando sono presenti ancora popolazioni elevate di S. titanus) con insetticidi aventi tempi di carenza superiori a 15 giorni, e potrebbero invece avere bisogno di interventi mirati post-vendemmia;
  • vitigni tardivi (vendemmia fine settembre- ottobre) possono essere sottoposti a trattamenti dopo il 15 agosto, ma sono più vulnerabili agli adulti che ancora volano nel periodo tardo estivo e autunnale. In ogni caso, molto importante è l’estirpo dei vigneti abbandonati e delle viti inselvatichite, in quanto continue sorgenti di S. titanus possono vanificare gli effetti positivi della lotta insetticida effettuata all’interno dei vigneti stessi.

Inoltre, per il contenimento delle popolazioni del vettore della flavescenza dorata alcune pratiche agronomiche possono venire impiegate a integrazione della lotta chimica:

  • la rimozione o completa distruzione (sminuzzamento fine e/o interramento con lavorazioni superficiali) dei tralci di potatura, che riduce il numero di uova svernanti
  • l’eliminazione dei succhioni, che crescono lungo il cordone verticale, e che rende difficoltosa la colonizzazione della vite da parte delle neanidi che fuoriescono dal ritidoma del legno di 2 o più anni.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2020
Vettori dei giallumi della vite, fra vecchie e nuove conoscenze
di N. Mori, F. Pavan, F. Lessio, A. Alma
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