Fertilizzare meglio per contenere i costi

Nei mercati che noi definiamo rigidi come quello dei fertilizzanti, le variazioni mondiali tra domanda e offerta sono da sempre minime, ma ugualmente capaci di provocare grandi fluttuazioni sui prezzi, esattamente come sta avvenendo da alcuni mesi a questa parte».
Così Mariano Alessio Vernì della Società di consulenza Silc, intervenuto nei giorni scorsi al convegno organizzato a Bologna da Compo Expert, dedicato a come gli agricoltori e i distributori possono affrontare la folle rincorsa a quotazioni che hanno raggiunto valori impensabili fino a un anno fa.


Alle numerose concause che hanno determinato questa situazione si accompagnano previsioni per l’immediato che non inducono gli operatori, agricoltori in primis, ad abbassare il livello di preoccupazione.

Avvisaglie inascoltate

«Le prime avvisaglie che i prezzi avrebbero subito un’impennata si sono manifestate a inizio 2021 – ha sottolineato Vernì – quando l’urea di provenienza egiziana quotava ancora a 300 dollari/t, per arrivare a 450 a settembre e addirittura ai 1.000 di quest’ultimo periodo. Lo stesso discorso vale per il fosforo e il potassio.

Oggi la situazione è molto complessa. Dobbiamo fare i conti con le politiche protezionistiche di alcuni Paesi come Cina e Russia e con le decisioni dell’Egitto, che da una iniziale quota di urea prodotta per il mercato interno pari al 40-45%, ha deciso di arrivare al 65%: un 20% in più sottratto all’export.
Per non parlare dell’India, che ai suoi agricoltori ha garantito aiuti di Stato in Europa invece proibiti. Fare previsioni in questo momento è davvero molto complicato – ha proseguito Vernì – sappiamo che attualmente non esiste un grammo di concime disponibile, che le semine di soia, rispetto al mais, l’anno prossimo aumenteranno a causa della scarsità di urea e che se un po’ di inflazione farebbe bene al mercato, questo non si verificherebbe se dall’inflazione si passasse alla stagnazione.

Va detto che proprio in virtù dei segnali partiti a inizio anno – ha concluso – le organizzazioni sindacali agricole dovevano e potevano avvisare i loro associati elaborando per tempo una programmazione che avrebbe permesso di affrontare meglio questa situazione. Non è andata così e stracciarsi ora le vesti serve a poco».

Concimazione sostenibile

Fronteggiare i rincari, produrre nel rispetto della sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica, individuare una strategia nutrizionale delle colture che si traduca nei cosiddetti Piani di concimazione sostenibili. Ne ha parlato nel suo intervento Angelo D’Accolti, product manager di Compo Expert Italia illustrando la situazione registrata nel 2021 per le colture estensive, le orticole, la vite, la patata e il pero.

«Con le norme introdotte in termini di riduzione dell’impiego sia di agrofarmaci sia di fertilizzanti – ha puntualizzato Pietro Costanza, marketing manager di Compo Expert Italia – il tema della concimazione dei terreni comprende un quadro normativo con il quale ci dovremo sempre più confrontare. Ed è per questo che diventa ineludibile la necessità di parlare di efficienza nutrizionale, obiettivo raggiungibile con l’impiego dei cosiddetti fertilizzanti speciali, categoria all’interno della quale rientrano tutti quei prodotti che presentano caratteristiche, tecnologie, principi e azioni che vanno in quella direzione, il cui impiego però non può prescindere da una corretta strategia nutrizionale realizzabile con un piano di concimazione coerente con i fabbisogni della coltura e degli obiettivi agronomici fissati.
Contestualmente vanno analizzate le criticità ambientali e colturali per poter intervenire con prodotti appropriati in tutte le fasi fenologiche della pianta, pena la compromissione dei risultati attesi, a iniziare dal valore aggiunto auspicato».

L’importanza dei biostimolanti

In questo contesto i biostimolanti costituiscono un ulteriore tassello all’interno dei piani di concimazione perché, come ha spiegato Nico Martinelli, product manager di Compo Export, «sono molecole che lavorano in sinergia con i nutrienti, il cui unico obiettivo è quello di migliorarne l’efficienza, la tolleranza allo stress abiotico, le caratteristiche qualitative e la disponibilità dei nutrienti contenuti nel suolo o nella rizosfera. Ancora una volta però, se vogliamo ottimizzare l’efficacia di questi prodotti dobbiamo ragionare in termini di strategia a beneficio anche dell’investimento sostenuto».

Anna Mossini