«Occorre inquadrare in una nuova ottica il ruolo dell’imprenditore agricolo come sancito dall’articolo n.2135 del codice civile, per definire un perimetro puntale tra produzione di energia e attività agricola “connessa”. Senza questa premessa il binomio agricoltura-energia verde rimarrà solo un punto di frontiera».
Lo ha detto Nicola Gherardi Ravalli Modoni, componente della giunta nazionale di Confagricoltura e presidente di ANB, intervenendo al panel “Biometano e agrovoltaico: le nuove frontiere energetiche dell’agricoltura?” nell’ambito del Food & Science Lab Ferrara organizzato da Confagricoltura Ferrara.
Le rese produttive continuano a calare: frutta, grano, pomodoro da industria scontano in campo difficoltà crescenti a causa di condizioni atmosferiche spesso sfavorevoli e di una difesa fitosanitaria quasi impossibile vista la riduzione delle principali molecole impiegabili.
Sferza la platea il presidente di ANB nonché vicepresidente CGBI, gruppo impegnato in prima linea nel comparto biogas e biometano con impianti di riconversione e nuova realizzazione anche grazie ai fondi stanziati nel quadro del PNRR: «Manca la redditività agricola e perdiamo competitività. Dobbiamo preoccuparci un po’ di più dell’abbandono delle superfici coltivate, che è già in atto, prima di pensare che le agroenergie possano sottrarre SAU».
Primario in crisi: agroenergie valide opportunità
La crisi del primario ha radici profonde. Lancia un appello dal palco anche Stefano Amaducci, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «Le iscrizioni ad Agraria diminuiscono. Non ci sono più studenti. Bisogna dirlo chiaramente, ma bisogna anche lavorarci insieme».
In questo scenario si inseriscono gli ambiziosi traguardi che mirano a ridurre le emissioni di gas serra, con l’Europa che punta a produrre 35 miliardi di m³ di biometano entro 2030 (REPowerEU) e l’Italia 4,9 miliardi secondo il PNIEC-Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. «Non si può essere ambientalisti solo nel momento in cui si firma un accordo sullo sviluppo delle rinnovabili – aggiunge con tono serio ma incisivo Gherardi Ravalli Modoni – siamo pronti a fare la nostra parte per raggiungere gli obiettivi prefissati e mantenere gli impegni presi. Serve ricordarlo bene, a tutti gli attori coinvolti – e rimarca – finora non è stato intrapreso un vero percorso di semplificazione burocratica. Anzi, stiamo andando nella direzione opposta. E per le aziende che vogliono investire nel biometano, in particolare, la strada si complica sempre di più, dalle richieste sulla tracciabilità delle biomasse impiegate alle certificazioni di sostenibilità dei terreni alle continue verifiche su ogni foglio o mappale».
Il nodo degli iter autorizzativi
Tommaso Honorati, presidente di Bio.Methane.Hub, guarda alla scadenza del PNRR, 30 giugno 2026, il termine entro cui gli impianti di biometano finanziati dal piano devono essere completati e operativi, per poter accedere agli incentivi. «Attendiamo nuove misure per continuare il lavoro fino al 2030. Con BMH diamo il nostro supporto nell’organizzazione dei cantieri e nella gestione degli impianti, con un servizio completo di assistenza specialistica rivolto anche ad aziende esterne, oltre ad essere già operativi su 18 impianti PNRR tra cui quelli promossi dalle cooperative agricole aderenti a CGBI». Come superare gli ostacoli: iter autorizzativi, biomasse, logistica?
«Il nodo cruciale – spiega Honorati – sta nel redigere un cronoprogramma, aggiornarlo e monitorarlo costantemente. BMH ha individuato nel Project Manager la figura chiave che si occupa di controllare i contratti di appalto e completare i lavori nel rispetto dei budget di commessa, per far sì che un cronoprogramma venga eseguito nei tempi previsti».