Primo stop all’aumento di triciclazolo nel riso importato

La proposta della Commissione europea di aumentare il livello massimo di residui di triciclazolo consentito per le importazioni di riso non ha raggiunto, nel Comitato permanente sui residui di fitofarmaci (Scopaff), la maggioranza qualificata per procedere. La proposta di regolamento della Commissione prevedeva l’aumento del limite massimo di residui (lmr) per il triciclazolo nel riso da 0,01 a 0,09 mg/kg.

In Europa l’uso del triciclazolo, un fungicida, è vietato fin dal 2016, ma è utilizzato nei principali Paesi produttori, dal Vietnam alla Cambogia, dal Myamar all’India fino al Pakistan.

«Si tratta di un primo positivo risultato per le nostre produzioni. Auspichiamo che il Governo, in particolare il Ministero della salute, continui ad attuare ogni azione possibile per contrastare l’adozione del provvedimento da parte dell’UE» spiega il presidente della Federazione nazionale di prodotto riso di Confagricoltura, Giovanni Perinotti.

«L’ammissione di una certa quantità di questo principio attivo nel prodotto importato, oltre a danneggiare le imprese italiane ed europee del settore, rappresenterebbe un potenziale rischio sanitario per i consumatori» sottolinea Coldiretti. «Si tratta di un primo passo per il rispetto in Europa del principio di reciprocità, in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute».